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Il Pd: «Tagliati 74 milioni per le borse di studio». Il ministero: «Solo falsità», di Alessandra Migliozzi

Per il Pd i tagli «sono evidenti». Per il ministero dell’Università la notizia «è priva di fondamento». Per il Pd i tagli «sono evidenti». Per il ministero dell’Università la notizia «è priva di fondamento». È polemica sulle borse di studio universitarie e sugli stanziamenti per coprirle messi a disposizione per il 2011. Nelle tabelle della legge di Bilancio in discussione alla Camera (la Finanziaria) si legge che per il fondo che lo Stato ripartisce fra le regioni per l’erogazione di borse e prestiti d’onore ci sono 25,7 milioni di euro per il prossimo anno, 74 in meno rispetto al 2010, come spiega anche la nota tecnica messa a disposizione dei deputati. Più in generale, è tutto il fondo per il diritto allo studio in perdita: per il 2011 lo stanziamento totale è di poco superiore ai 90 milioni di euro, 96 in meno rispetto al 2010. Le perdite più grosse si registrano sul capitolo borse di studio (-74 milioni), sui collegi universitari (-13,6) sugli alloggi (-5,6 milioni). Per il 2013 per le borse si scenderà a poco meno di 13 milioni. Mentre solo nel 2008 le risorse ammontavano a 152 milioni. Gli effetti del nuovo taglio si vedranno nell’anno accademico 2011/2012.
Ma è già allarme fra gli studenti, anche perché le risorse sono risicate da sempre e c’è chi teme di non poter proseguire gli studi se i fondi non arriveranno o se le Regioni non saranno in grado di integrare di tasca loro. L’associazione dei consumatori Adoc prospetta il rischio che il 35% degli aventi diritto agli assegni potrebbe lasciare l’università se non avrà il sussidio. E intanto è scontro fra opposizione e ministero. Il Pd è stato il primo a lanciare l’allarme tagli e parla di «colpo mortale ai diritti», di «cancellazione delle borse». «Già negli ultimi anni i diplomati che si iscrivono all’università sono calati perché l’università costa troppo – accusa Marco Meloni, il responsabile Università del Pd – Ora le scelte del governo assestano un colpo definitivo al diritto di tutti di accedere ai più alti gradi dell’istruzione».
Ma il ministero getta acqua sul fuoco, afferma che le notizie sui tagli sono «prive di fondamento» e rende noto di aver «già previsto finanziamenti a questo scopo: le risorse saranno regolarmente stanziate». Fonti ministeriali spiegano al Messaggero che i soldi dovrebbero arrivare nel milleproroghe. Ma secondo il Pd il Miur «continua a mentire: è la stessa Finanziaria a dimostrarlo», sottolinea la deputata Manuela Ghizzoni che rimanda direttamente alle pagine del provvedimento per illustrare i tagli. Intanto la Lega, in Piemonte, lancia l’idea di regionalizzare le borse: ciascuna amministrazione dovrebbe pagare solo quelle dei propri studenti. Mentre è giallo anche su altre risorse: quelle per finanziare la riforma dell’università e gli atenei. La capigruppo di Montecitorio ha deciso che la legge Gelmini sarà in aula appena terminate le votazioni della sessione di Bilancio. La data che comincia a girare insistentemente è quella del 18 novembre, un giovedì. Entro fine mese ci potrebbe già essere il voto alla Camera sulla riforma universitaria. Ma «manca qualunque certezza sulle risorse – spiega sempre Ghizzoni – In Finanziaria non c’è nulla e il milleproroghe, a questo punto, arriverà tardi. Si era parlato di un decreto di metà novembre. Aspettiamo e vediamo, ma, stando così le cose, il voto sulla riforma potrebbe slittare ancora».
A evidenziare la necessità di fare chiarezza sui fondi per assumere i ricercatori richiesti dalla riforma è anche la relatrice del Pdl Paola Frassinetti: «Se la riforma va in aula il 18 – spiega – deve prima arrivare il parere della commissione Bilancio e dobbiamo individuare le risorse per i concorsi da associato previsti in un mio emendamento. Ci vuole complementarità tra certezza dei fondi e cammino del provvedimento per facilitarne l’approvazione». Gli atenei attendono anche di sapere in quale provvedimento saranno inseriti i soldi per ripristinare parte del taglio sul fondo di finanziamento del sistema previsti per il 2011. Per ora in Finanziaria non c’è un euro.

Il Messaggero 03.11.10