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Fini detta le condizioni a Berlusconi "Si dimetta, inutile andare avanti"

Il presidente della Camera scrive il percorso: “Vada al Colle poi riscriviamo programma ed alleanze. Altrimenti Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio non resteranno un minuto di più al governo”. Attacchi al Pdl, “il partito più arretrato d’Europa” e all’esecutivo: “Non del fare ma del fare finta che tutto va bene”.
“Berlusconi si dimetta, salga al Colle e apra la crisi. Senza questo colpo d’ala la nostra delegazione non rimarrà un’ora in più al governo”. Un ultimatum chiarissimo che chiude un discorso di inusitata durezza contro il premier, il Pdl e l’alleanza di governo, un governo che, secondo il presidente della Camera “non è quello del fare ma quello del fare finta che tutto va bene”.

Gianfranco Fini sale sul palco con una introduzione degna di una rock star. L’assemblea di Fli non si fa pregare, con ancora nelle orecchie le parole dei componenti della delegazione dei Futuristi al governo: “Gianfranco siamo pronti a lasciare”. Parole che scaldano gli animi e che il leader non lascerà cadere, anzi. Parte da “un’immagine dell’Italia nel mondo che il Paese non merita”. “Che dolore la notizia del crollo di Pompei e quell’altra… che hanno fatto il giro del mondo”. Poi apre l’attacco diretto al Pdl del quale comunque dice “non è il nostro avversario”. “La legalità – dice Fini al suo partito osannante – è la condizione essenziale per la liberta”. “Nel nostro manifesto dei valori – spiega – c’è il rispetto per la persona umana con la tutela dei diritti civili di ogni persona umana: senza alcuna distinzione e senza alcuna discriminazione. Rispettare la persona non vuol dire distinguere tra bianchi e neri, tra cristiani, musulmani ed ebrei, tra eterosessuali ed omosessuali, tra cittadini italiani e stranieri. La persona è al centro di qualsiasi cultura politica che voglia creare i presupposti per l’armonia. E la legalità è la condizione essenziale per la liberta”. Poi affonda: “Su questi temi il Pdl a rimorchio della Lega è il partito più arretrato d’Europa”. Da questo ragionamento si materializza il primo punto fermo del presidente della Camera: “Berlusconi e il Pdl sono una pagina chiusa, noi siamo già oltre”. Un Pdl che il numero uno di Montecitorio descrive come “una pallida fotocopia della Lega”.

Da ora in poi sarà tutto un distinguo, una presa di distanza. Sulla famiglia, quando chiede di “colmare il divario con l’Europa” e il riconoscimento delle famiglie di fatto. Sull’informazione: “Meglio certi giornali che non bisogna leggere piuttosto che i Tg velinari, nel senso delle veline del regime e non delle belle ragazze”. Sulla sinistra: “Non saremo mai subalterni alla sinistra ma basta con la paura dei comunisti. Quel mondo è molto più complesso”. Quanto alla moralità FIni non ha dubbi, cita il Papa (“da laico” dice) che metteva in guardia sulla “spazzatura delle coscienze”, avvisa che “l’uomo pubblico deve essere un esempio” e arriva a rimpiangere la “Prima Repubblica”. “Ho rimpianto – dice – e credo che anche gli italiani lo abbiamo, del rigore, dello stile, del comportamento come Moro, Berlinguer, Almirante, La Malfa: la prima Repubblica era anche in queste personalità che non si sarebbero mai permesse di trovare ridicole giustificazioni a ciò che non può essere giustificato”.

E se su diritti e senso dello Stato il presidente della Camera segna una distanza netta dall’ormai ex alleato sull’economia ci va giù in modo ancora più pesante. “L’Italia – è la premessa – non è il Paese dei balocchi che Berlusconi dipinge”. “Il governo – insiste il presidente della Camera – ha perso la rotta, galleggia”. E per questo dice no ai “tagli lineari di Tremonti”, tagli indiscriminati pensa Fini, “un modo per non scegliere le priorità”, dice alla platea.

Per tutto questo Fini manda il primo avviso a Berlusconi: “Il patto di legislatura è possibile solo se c’è una nuova agenda politica e un patto di governo da qui al 2013. Non basta il compitino dei cinque punti”. E poi sciorina di cosa va riempito il nuovo programma con temi che difficilmente Lega e Pdl potranno accettare: “Nuovo patto sociale, fiscalità di vantaggio per il sud e soprattutto “togliere di mezzo la legge elettorale della vergogna”.

Ma Fini ha chiaro anche il percorso che dovrà portare al nuovo esecutivo. “Berlusconi deve avere il coraggio del colpo d’ala. Deve prendere la decisione di rassegnare le dimissioni – dice fra le acclamazioni dei suoi – risalire al Colle e dichiarare aperta la crisi e avviare una fase un cui si ridiscuta l’agenda il programma e verificare la composizione del governo e la natura della coalizione”. Una coalizione nella quale deve entrare anche l’Udc. “Altrimenti – scandisce – Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio non rimarranno un minuto in più nel governo. Berlusconi decida se cambiare o tirare le cuoia”. Parte l’inno d’Italia, Fli ha detto la sua. La palla torna un’altra volta nel campo del Cavaliere.

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