Mese: Novembre 2010

Produttività, l'allarme di Draghi "Occorre stabilizzare i precari"

ll governatore preoccupato per la “difficoltà dell’economia italiana di crescere e creare reddito”. Se non si regolarizzano i rapporti di lavoro, effetti negativi per la crescita. “Nord allineato all’Europa e sud in ritardo? Non è vero”. Produttività, l’allarme di Draghi “Occorre stabilizzare i precari” Mario Draghi, governatore della Banca d’Italia. L’economia italiana è in difficoltà, c’è un problema di crescita e di creazione di reddito, l’occupazione irregolare rimane diffusa, la competitività ridotta: un insieme di fattori che penalizza soprattutto i giovani. Lo rileva il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, secondo cui, prima di tutto, “senza la prospettiva di una pur graduale stabilizzazione dei rapporti di lavoro precari” si hanno “effetti alla lunga negativi su produttività e profittabilità”. Nel nostro Paese, dice Draghi, “rimane diffusa l’occupazione irregolare stimata dall’Istat in circa il 12 per cento del totale dell’unità di lavoro”. Nel corso del suo intervento al convegno della facoltà di Economia dell’università Politecnica della Marche dedicato all’economista Giorgio Fuà, il governatore ha lanciato l’allarme sulle “difficoltà dell’economia italiana di crescere e creare reddito”, una situazione …

"Per Tremonti il diritto allo studio va garantito (ai cattolici)", di Caterina Perniconi

É servita addirittura una precisazione ufficiale per rassicurare i cattolici: “Per prassi consolidata – ha scritto il ministero del Tesoro in una nota – negli anni il finanziamento statale alle scuole paritarie è stato sistematicamente integrato con provvedimenti ‘ad hoc’. Sarà così, è già previsto che sia così, anche sul 2011”. Insomma, niente paura, i soldi per le scuole non statali ci saranno. Col plauso del Vaticano che incassa una promessa nero su bianco. Infatti la legge di stabilità aveva previsto per il prossimo anno un taglio ai finanziamenti per le scuole paritarie di 253 milioni di euro su un totale di 534, ovvero il 47% in meno. “Una parte di questi soldi – spiega Pier Paolo Baretta, capogruppo del Partito democratico in Commissione Bilancio alla Camera – sono relativi alle scuole non statali, come gli asili comunali. Ma la stragrande maggioranza riguardano le scuole cattoliche, a partire dalle primarie. L’ammontare che Tremonti ha proposto per ripianare il taglio sono proprio 250 milioni, praticamente tutti”. Il titolare del dicastero di via XX Settembre, per l’occasione, …

"Ambiente, la scure del governo tagliato un miliardo di euro Rapporto Wwf: i fondi ridotti del 60 per cento in tre anni", di Giovanni Valentini

La legge di stabilità sancisce l´agonia del ministero: la penalizzazione più pesante mentre aumenta il degrado del territorio. L´hanno chiamata, eufemisticamente, “Legge di stabilità”. Ma, almeno per quanto riguarda l´ambiente, bisognerebbe ribattezzarla legge di instabilità. O meglio, di destabilizzazione del suolo, del territorio, delle aree protette, insomma di quell´immenso patrimonio naturale su cui pure si fonda la maggiore industria nazionale: quella del turismo. Sono tali e tanti i tagli in questo campo da prefigurare addirittura lo smantellamento o la liquidazione del ministero che è o dovrebbe essere istituzionalmente preposto – appunto – all´Ambiente e alla Tutela del territorio e del mare. Le cifre contenute nella cosiddetta “Legge di stabilità” (ex Finanziaria), predisposta dal governo Berlusconi, parlano chiaro. Nel 2011, come denuncia un Rapporto del Wwf Italia, il bilancio complessivo del ministero affidato a Stefania Prestigiacomo sarà ridotto a un terzo di quello del 2008, anno d´insediamento del governo Berlusconi: da un miliardo e 649 milioni di euro ad appena 513 milioni. Una decurtazione secca di un miliardo. E nel triennio successivo, lo stanziamento verrà ridotto …

"C’era una volta il Family day", di Fabrizia Bagozzi

Imbarazzo cattolico per la vita privata del premier: non sono mai stati così lontani i tempi dei cortei contro i Dico. Dopo aver preso in contropiede il presidente della camera all’Altare della Patria (i due non si parlavano dalla famosa direzione nazionale dell’aprile scorso) sfogandosi privatamente sul Rubygate, nel corso della direzione nazionale del Pdl sul tema il Cavaliere, sorvegliato da Bonaiuti e Letta, tiene il freno a mano tirato. Tenta, invece, un recupero d’ufficio sui temi cari Oltretevere e a quel Forum delle famiglie vicino alla Cei che si è detto «imbarazzato » per le vicende in cui è coinvolto: «Al centro di tutto mettiamo la persona con le sue proiezioni come la famiglia», dice Berlusconi. E ripete il mantra più volte recitato e ripetuto anche a settembre quando chiese la fiducia in parlamento: la tutela della vita come bene primario, l’accoglienza della vita, il necessario collegamento fra scienza ed etica. Pensando alla conferenza sulla famiglia che, al netto di ulteriori indiscrezioni o polemiche, aprirà lunedì a Milano, accenna «al riordino delle agevolazioni fiscali …

"Università, la libertà di dire no", di Alessandro Ferretti*

Abbiamo iniziato a dire «no» a un progetto che ci vuole infinitamente ricattabili, sempre più poveri in una guerra alla quale la società italiana sembra essere stata destinata da una gestione a dir poco discutibile della crisi finanziaria iniziata nel 2008. Mi sono imbattuto in Shantaram, un romanzo di Gregory Roberts, in cui si parla della cosa migliore al mondo. Una sostiene sia il potere, un altro il denaro, il terzo vota per la libertà. Alla domanda «Ma la libertà di far che?», avanza un’ipotesi: «Non so. Forse soltanto la libertà di dire no. Se riesci a ottenerla, non hai più bisogno di nulla». Tra gli oltre 9 mila ricercatori che si sono dichiarati indisponibili a ricoprire gli incarichi della didattica non obbligatoria in 50 atenei italiani saranno in molti a riconoscersi in questa libertà. Otto mesi fa, quando la nostra protesta è iniziata nelle facoltà di scienze di Torino, Napoli e Cagliari, credevamo che il senso della nostra indisponibilità fosse legato alla pur necessaria difesa di un ruolo che ha svolto fino a oggi …

"Senza sbocco il duello tra Berlusconi e Fini, ma in Parlamento succede qualcosa", di Stefano Folli

I due fatti politici di ieri s’intrecciano in una miscela inedita. Da un lato c’è Silvio Berlusconi che si affida alla tattica e rivolge un discorso a suo modo conciliante al nemico Fini, rimettendo sul tavolo persino quel «patto di legislatura» che appare e scompare dal dibattito come un fiume carsico. Dall’altro c’è la maggioranza battuta in commissione a Montecitorio su un emendamento alla «legge di stabilità» (l’ex finanziaria). È una vittoria delle opposizioni, soprattutto perché al centrosinistra e all’Udc si sono aggiunti i rappresentanti di «Futuro e Libertà» e Movimento per le Autonomie. In altre parole, il cartello che nei voti di qualcuno dovrebbe costituire la griglia del governo di transizione. Pdl e Lega sono rimasti compatti, ma non è bastato. Ha prevalso l’alleanza sostanziale fra la sinistra e l’ipotetico «terzo polo». Un segnale da non trascurare. Vediamo come legare i due fatti. Non c’è dubbio che ieri il premier avesse tutto l’interesse a tendere la mano all’avversario. Così come il presidente della Camera aveva e ha l’interesse opposto: svincolarsi da un tentativo di …

"In fondo al pozzo", di Massimo Giannini

Un uomo esausto, che annaspa in fondo al pozzo. Sommerso dagli scandali sessuali, che lo inseguono dovunque, e dai guai processuali, che lo tormentano comunque. Sfibrato dalla sindrome dell´inazione che uccide il suo governo, e dalla guerra di fazione che dilania la sua maggioranza. A dispetto del solito marketing politico, Silvio Berlusconi appare così alla Direzione del suo partito, che cerca di salutare l´improbabile rinascita del leader, mentre in realtà celebra l´inevitabile autunno del patriarca. Quella di ieri, per il presidente del Consiglio, non è stata una fragorosa «chiamata alle armi», secondo il collaudato rito berlusconiano degli anni roventi. È stato l´esatto contrario: un sommesso «inno alla debolezza». Nella forma psicologica: il premier è apparso provato, a tratti dimesso, e alla fine addirittura commosso. Nella sostanza politica: il premier ha poco da dire, e nulla da dare. La risposta alle domande inquietanti del «Ruby-gate» è fiacca e del tutto implausibile (stavolta non solo il trito «complotto delle toghe rosse e dei comunisti», ma niente meno che «una vendetta della malavita»). Soprattutto, la replica alle questioni …