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«Solo noi pensiamo ai deboli Così si tradisce il federalismo», intervista a Vasco Errani di Bianca Di Giovanni

Non c’è un’idea di Paese, non c’é una direzione di marcia». Vasco
Errani boccia le ultime indiscrezioni sulla manovra, che sarà vagliata dai governatori solo mercoledì prossimo, quando si terrà l’incontro con
il governo. Le notizie che filtrano sono molto preoccupanti. Pare che inquietino anche la Lega, viste le ultime uscite di Umberto Bossi. Presidente Errani, la questione pensioni minaccia la coesione della maggioranza.
Prevede una crisi?
«Premetto che rispondo come dirigente del Pd, e non come presidente della conferenza delle Regioni. È sempre più evidente che la maggioranza non ha un progetto per il npaese. È questo che mette a rischio la coesione interna. Non si offrono risposte ai problemi del Paese, e questo aumenta le fibrillazioni. Sulle pensioni il nervosismo della Lega è evidente. Non sarebbe la prima volta di uno strappo del carroccio sulla previdenza. Certo, la Lega punta i piedi, ma è difficile fare più parti in commedia, stare al governo e poi aizzare la piazza. Un esecutivo così non può reggere».
Voi non siete stati informati neanche informalmente sui contenuti?
«Assolutamente no. Ne parleremo mercoledì. Sta di fatto che il governo continua a disattendere gli impegni presi con il federalismo fiscale. Nella legge c’è una norma precisa, che impone un confronto preliminare con i diversi livelli istituzionali sulla manovra. Ebbene: non c’è stato nulla di tutto questo».
Questa manovra sembra convincere poco tutti i governatori, a prescindere dall’appartenenza politica.
«Valuteremo nei dettagli mercoledì. Certo, siamo molto preoccupati sulle anticipazioni filtrate sulla stampa. Bisogna capire il contesto in cui nasce questa manovra. Già nel biennio 2011-12 le Regioni e le autonomie locali hanno subito un colpo pesantissimo, sostenendo oltre il 50% della manovra. Abbiamo subito tagli pesantissimi sui servizi per i cittadini e sulle politiche sociali. Sono le cifre a dirlo. nel 2008 i trasferimenti per il welfare erano di 2,4 miliardi, nel 2011 siamo a quota 500 milioni e l’anno prossimo scendiamo a 300. Più chiaro di così».
A cosa hanno rinunciato i cittadini.
«Non è un mistero che il trasporto pubblico locale ha subito tagli, così come la scuola, l’assitenza agli anziani. Lo stesso Istat ha parlato di pesante riduzione dei servizi. Ora,
se si aggiunge un nuovo taglio di 9,6 miliardi come rivelano i giornali, la politica regionale è in una situazione drammatica. Per non parlare
dell’introduzione dei ticket sulla specialistica, doppio danno per la sanità, perché molti sceglieranno alla fine di rivolgersi al privato, e alle strutture pubbliche resteranno i dipendenti che certamente non si possono mandare a casa».
Passando alle misure per lo sviluppo, ci sarebbeanche il taglio degli incentivi alle rinnovabili…
«Questa è davvero bella. Si pensi alla cronologia: in agosto c’è stato
un decreto incentivi, poi lo stop, cioè un errore disastroso per il settore, quindi il recupero in zona Cesarini, e oggi si riparla di tagli. ma non si può andare avanti con questi stop-and-go. Parliamo di una delle poche filiere industriali in crescita, anche rafforzata dopo il referendum. Ecco perché dico che manca un’idea di Paese e di sviluppo. Questo governo non sa che direzione prendere. È gravissimo che non ci sia nessuna misura per la crescita, che oggi è affidata solo all’iniziativa delle Regioni.Nonsi va da nessuna parte solo con i tagli alla spesa sociale, senza immaginare una strada per la ripresa».
Per quello si aspetta il fisco.
«Anche quella della riforma mi pare una barzelletta. Si parla di aliquote, senza parlare di scaglioni di reddito. Cioè, il nulla. Ancora: si annuncia l’eliminazione dell’Irap, poi si aumenta quella delle banche. Anche qui non si capisce il segno della riforma».

L’Unità 04.07.11