Giorno: 8 Luglio 2011

"Abolire il valore legale della laurea? Mondo economico vs mondo accademico", di Salvo Intravaia

Diverse proposte di legge, tutte del centrodestra, per il cambiamento. E in Senato è stata avviata un’indagine conoscitiva. C’è chi suggerisce la liberalizzazione, sul modello Usa, con tanto di “rating” degli atenei e chi teme che i cittadini siano meno tutelati e aumentino le disuguaglianze sociali. E se la laurea anche in Italia perdesse il proprio “valore legale”, come negli Stati Uniti? Se, cioè, smettesse di avere lo stesso valore se conseguita a Catania o a Milano, assumendo invece un valore diverso in base all’ateneo che la rilascia? Cosa accadrebbe nel nostro Paese? Dell’abolizione del valore legale del diploma di laurea si parla in questi giorni in Parlamento, nell’ambito dell’indagine conoscitiva avviata dal Senato sul tema “Effetti connessi all’eventuale abolizione del valore legale del diploma di laurea”. Il mondo economico considera il valore legale del titolo di studio ormai superato e spinge perché l’inutile orpello venga abolito quanto prima. Il mondo accademico, e non solo, è invece contrario e mette in guardia dalle ripercussioni di una simile scelta. Intanto, in Parlamento sono diverse le proposte …

"La manovra dei rinvii che inquieta i mercati", di Tito Boeri

Il divario fra il rendimento dei titoli di stato tedeschi e italiani è salito ieri fino a 226 punti base, un nuovo record dopo l´entrata del nostro Paese nell´euro. Negli ultimi 3 mesi il divario è salito di quasi 80 punti: protratto nel tempo, comporta una tassa di 12 miliardi. Una tassa sulle spalle del contribuente italiano a vantaggio soprattutto di investitori esteri. Se non vogliamo pagarla e magari vederci presentare un conto ancora più salato, abbiamo una strada obbligata da percorrere: essere credibili nel rispettare gli impegni di rientro del debito che abbiamo preso. Il nostro governo ha voluto nei mesi scorsi prendere impegni ancora più stringenti rispetto a quelli che ci venivano richiesti in Europa. Si è dato l´obiettivo ambiziosissimo di portare il bilancio in pareggio entro il 2014. Bastava per l´Europa un aggiustamento inferiore, di circa 15 miliardi in meno. Ma da allora tutti coloro che contribuiscono a formare le opinioni degli investitori (Ocse, Commissione europea, Fondo monetario, agenzie di rating) ci chiedono di chiarire come compieremo questo virtuosismo. E ogni ritardo …