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"L´Appello degli editori per la scuola pubblica", di Alessandra Rota

Rizzoli, Feltrinelli e Laterza sono tra i promotori. “Difendiamo un luogo di integrazione tra esperienze diverse. Lo Stato deve investire più risorse: è in gioco il nostro futuro”. «La scuola è risorsa essenziale per il libero sviluppo delle persone e per la crescita sociale, economica, culturale e civile di ogni Paese. In Italia lo è sempre stata: ha reso un insieme di sudditi analfabeti degli antichi stati una comunità di cittadini italiani. Lo è ancora più oggi, in un´epoca in cui il “capitale umano”, l´insieme delle conoscenze di cui disponiamo, è il fattore decisivo per il successo degli individui e delle nazioni». Inizia così la lettera aperta al Presidente della Repubblica, al Parlamento e al Governo di un gruppo di editori. Un appello sul valore della scuola pubblica statale firmato da Marco Cassini e Daniele di Gennaro (minimum fax), Carmine Donzelli, Federico Enriques (Zanichelli), Carlo Feltrinelli, Sandra e Sandro Ferri (e/o), Sergio Giunti e Bruno Mari (Giunti), Alessandro e Giuseppe Laterza, Stefano Mauri (Gruppo Mauri Spagnol), Paolo Mieli (Rcs), Antonio e Olivia Sellerio, che sarà presentato al Salone del Libro di Torino (dal 12 al 16 maggio) e nei licei e istituti tecnici che aderiranno all´iniziativa.
«Facciamo dell´istruzione un tema centrale di discussione tra i cittadini, nelle scuole e in ogni altro luogo d´incontro» si legge nel manifesto in difesa dell´istruzione pubblica, istituzione che ultimamente ha subito non pochi attacchi. A cominciare da quello di febbraio, nel quale il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi ha dichiarato senza mezzi termini che era meglio non essere “costretti” a mandare i propri figli in una scuola di Stato e più recentemente, ad aprile, quando ha esortato una associazione di mamme padovane a “sottrarre” i ragazzi agli insegnamenti di sinistra.
Nucleo centrale della Lettera aperta degli editori è la preoccupazione che il mondo della scuola possa chiudersi in sé stesso, rinunciando “al pluralismo” che finora lo ha contraddistinto: un elemento fondamentale che permette di incontrare, tra i banchi, storie ed esperienze diverse dalle nostre. C´è il timore che scompaia un valore fondamentale: quello del conoscere e riconoscere la “diversità”, creando invece piccole comunità omogenee. «Nel mondo globalizzato è fondamentale conoscere chi è lontano da noi, per saperne cogliere i valori e le potenzialità, e perché altri possano conoscere, a loro volta, i nostri valori e le nostre potenzialità. La scuola statale è perciò anche un luogo di integrazione tra individui provenienti da diversi ambienti familiari, sociali, culturali. Nella scuola statale bambini e ragazzi di diversa estradizione sociale imparano ad apprezzare la diversità. Nella scuola statale il patrimonio culturale della famiglia entra in contatto in modo fertile con quello di altre famiglie». E´ una “missione” questa che contraddistingue la scuola di Stato da ogni altra istituzione formativa che «legittimamente si proponga altre finalità, a partire da una visuale parziale della cultura, della religione, della società, della cultura».
E che l´istruzione per tutti fa parte integrante della storia d´Italia lo sancisce l´articolo 34 della Costituzione: «In passato il diritto dei più deboli nella società italiana è stato garantito soprattutto dall´estensione dell´obbligo di frequenza della scuola pubblica, e dalla qualità del suo insegnamento, che hanno riscattato dalla miseria milioni di cittadini» continua infatti la lettera aperta, che cita anche l´articolo 33 della Costituzione, quello sulla libertà d´insegnamento. Non manca il richiamo all´attenzione sulla cronica carenza di fondi e investimenti che affligge la pubblica istruzione: «Purtroppo l´investimento nella scuola pubblica statale è stato inadeguato» sostengono infatti gli editori «ben al di sotto dei livelli medi dei Paesi UE, per gran parte della storia unitaria italiana, al punto che oggi spesso non è in grado di garantire neppure i servizi minimi. Di questa situazione ognuno di noi deve preoccuparsi, perché essa è anche frutto dell´indifferenza. Dobbiamo tutti fare qualcosa per la scuola di tutti. Non dobbiamo lasciarla da sola a chiedere attenzione. Chi ricopre cariche istituzionali e politiche deve avvertire la forza dell´opinione pubblica. Chi ha più responsabilità e potere nella società, nell´economia, nella cultura deve essere il primo ad impegnarsi».
Sono già otto gli Istituti tra Nord e Sud che hanno aderito all´appello (il liceo Cannizzaro a Palermo, il liceo Cassini a Genova, i licei Tasso e Orazio a Roma, l´istituto tecnico Avogadro a Torino, il liceo Flacco a Bari, il liceo Virgilio a Milano, a Ivrea il liceo Botta, a Catanzaro il Galluppi): all´interno degli edifici scolastici, con il permesso dei presidi, ci saranno dei banchetti per la raccolta delle firme. E domani sul sito www.laterza.it si aprirà uno spazio interamente dedicato all´iniziativa, con aggiornamenti costanti, notizie e le nuove adesioni.

La Repubblica 10.05.11