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“Se lo stato premia gli studenti e poi mette la tassa sul merito”, di Sergio Rizzo

In Italia i record delle tasse non pagate (secondo alcune stime non meno del 30%) e dei condoni a ripeti­zione convivono felicemente con alcune assurdità fiscali che non hanno apparen­te spiegazione. Per anni, ad esempio, i contribuenti hanno pagato (e molti paga­no ancora) l’Iva sulla tassa della spazzatu­ra. Lo Stato è cioè riuscito a spillare soldi ai cittadini perfino tassando una tassa. Finché la Corte costituzionale non ha di­chiarato questa pratica illegittima: la Cor­te costituzionale, avete capito bene.

La domanda ora è se si dovrà scomoda­re la Consulta anche per l’ultima incredi­bile uscita dell’Agenzia delle Entrate. Che nella sua ottusità sarebbe addirittura esi­larante, se non ci andassero di mezzo dei ragazzi meritevoli. Dal 2007 è previsto per chi esce dalla scuola media superiore con il massimo dei voti un premio di mil­le euro. Non risolve la vita, ma è un se­gnale che vuole incentivare il «merito», parola che da qualche tempo sta sulla bocca di tutti, ma proprio tutti, i politici italiani. Ebbene, quel premio è stato ora ridotto a 650 euro. C’è la crisi e tutti devo­no tirare la cinghia. Ma a parte il fatto che non si capisce perché con la scusa della crisi abbiano tagliato il premio ai ra­gazzi meritevoli lasciando intatte le retri­buzioni astronomiche di figure pubbli­che decisamente meno meritevoli, ades­so si è pure scoperto che su quella som­ma si devono perfino pagare le tasse.

Sapete con quale motivazione? Secon­do l’Agenzia delle Entrate il premio di 650 euro non è una borsa di studio ma una retribuzione equiparabile alla tipolo­gia del «rapporto di lavoro a tempo deter­minato ». Ergo, va assoggettata alla rite­nuta d’imposta del 20%. Certo, magari po­trà chiederne il rimborso, se non avrà rag­giunto la soglia di reddito, ma intanto lo studente che supera la maturità con voti altissimi dopo aver sgobbato per cinque anni come un mulo, paga. E paga, su quei miseri 650 euro, quattro volte più dell’evasore che grazie allo scudo potrà ri­pulire milioni di euro esportati illegal­mente versando all’Erario appena il 5% ed evitando anche di sporcarsi la fedina penale. Complimenti a chi l’ha pensata. Complimenti davvero.

Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2009

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Corriere: La tassa sulla lode alla Maturità”, di Francesco Alberti

BOLOGNA — Maturi e tassa­ti. Mancava, nell’Italia dall’ine­sauribile fantasia impositiva, la tassa sulla lode. Lacuna col­mata. L’ultima trovata del Fi­sco, complice anche una legge non sufficientemente chiara, è quella di tassare i bonus elargi­ti agli studenti che hanno supe­rato l’esame di maturità con 100 e lode in pagella. In alcuni licei la circolare è già arrivata e non lascia spazio a dubbi: se­condo l’Agenzia delle Entrate, i bonus (che nel 2008 ammonta­vano a 1.000 euro, poi ridotti a 650 euro quest’anno) non van­no considerati come borse di studio, ma come redditi otte­nuti in base ai risultati raggiun­ti e quindi assimilabili a termi­ni di legge «ai rapporti di lavo­ro a tempo determinato». Mo­rale: vanno tassati, assoggetta­ti «a ritenuta a titolo d’accon­to » (il 20%). Come se non ba­stasse, i licei che hanno avuto il merito di portare all’esame di maturità ragazzi capaci di ot­tenere in pagella il massimo dei voti, impreziosito dalla lo­de, dovranno anche trasfor­marsi in sostituti d’imposta, compilando e inviando al­l’Agenzia delle Entrate il Cud: così, tanto per semplificare la burocrazia scolastica.

La circolare risale a giugno, ma è solo da qualche giorno che le scuole hanno scoperto di essere finite nel mirino del fisco. Tra i primi, alcuni licei di Bologna. «Siamo rimasti scon­certati — ha commentato il preside dello scientifico Righi, Domenico Altamura —: mi pa­re una follia l’idea di metterci ad emettere note con ritenuta d’acconto! Chiederemo deluci­dazioni all’Ufficio scolastico re­gionale, anche perché stiamo ancora aspettando i bonus per cinque nostri studenti che han­no avuto la lode all’ultima ma­turità ».

Sconcerto anche da parte del preside del liceo scientifico Vittorio Veneto di Milano, Mi­chele D’Elia: «Da noi non ci so­no stati studenti con la lode, ma la cosa resta vergognosa: è una mancanza di rispetto ver­so la cultura e l’impegno dei ra­gazzi. Penso che una disposi­zione del genere vada imme­diatamente impugnata…». A Roma, nella sede centrale del­l’Agenzia delle Entrate, confer­mano la circolare, ne ricono­scono gli aspetti paradossali, ma cercano di ridimensionare la vicenda. «La norma che isti­tuisce i bonus — affermano— fu emanata dall’ultimo gover­no Prodi. Da quanto ci risulta, nel testo non viene espressa­mente specificato che i bonus sono da considerarsi equipara­bili alle borse di studio e, di conseguenza, sulla base del te­sto Unico sulle imposte e sui redditi, è inevitabile conside­rarli come frutto del lavoro di­pendente e quindi assoggetta­bili a ritenuta d’acconto». Non tutti gli studenti, però saranno tenuti a pagare la ritenuta d’ac­conto del 20 per cento sul bo­nus: «L’obbligo — sottolinea­no all’Agenzia delle Entrate — riguarda solo quei ragazzi che godono anche di altri redditi e che comunque superano la so­glia degli 8.000 euro annui. Chi non ha altri introiti non è tenuto ad alcuna tassa sulla lo­de ». Confermato l’obbligo dei licei a trasformarsi in sostituti d’imposta: «Sì, dovranno fare il Cud, non si scappa: alcune scuole hanno già provveduto, altre non ancora».

Un bel pasticcio, in ogni ca­so. «Ormai siamo abituati a tut­to, ma certo questo non è il si­stema migliore per motivare i nostri ragazzi» commenta il preside del liceo classico Pari­ni di Milano, Carlo Pedretti. Senza poi considerare che ci so­no istituti che hanno già utiliz­zato la somma del bonus. Il Galvani di Bologna, ad esem­pio, ha anticipato il premio ad alcuni studenti, acquistando li­bri e computer: e ora rischia di dover restituire al fisco parte della cifra, per la gioia di bilan­ci già sufficientemente strimin­ziti. La circolare rende inoltre noto che il bonus «è detraibi­le ». Ma non si segnalano caro­selli di esultanza.

Il Corriere della Sera, 28 ottobre 2009

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