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"Quella Finanziaria che s’ha da fare", di Raffaella Cascioli

Sarà l’esordio stentato della nuova legge di stabilità, sarà l’attesa per un voto di fiducia al governo che si protrarrà per altre due settimane, sarà che il ministro dell’economia Tremonti è alla fine riuscito a narcotizzare il paese e il parlamento senza affrontare le urgenze di una crisi che sta mangiando i redditi degli italiani, quel che è certo è che non va più di moda in Italia parlare di Finanziaria. E forse, anche per questo, fa ancora più impressione il monito pronunciato ieri da Bruxelles che ha sollecitato una piena attuazione della manovra – che pure a giudizio della Commissione contiene valutazioni ottimistiche circa il recupero dell’evasione fiscale – per prevenire un’impennata dei premi sui debiti sovrani.
Eppure un assaggio, ma solo un assaggio c’è stato ieri quando il Tesoro nel collocare i BTp decennali si è dovuto impegnare a pagare un rendimento maggiore. Il che comporterà un ampliamento del debito pubblico e, di conseguenza, fin da subito la necessità di un maggior impegno al risanamento. Se a questo si aggiunge che lo spread, ovvero il differenziale, tra i bund tedeschi e gli analoghi titoli decennali italiani è ieri schizzato a 200 punti base, si capisce ancora di più come stia crescendo sui mercati il rischio Italia. Tanto più che il differenziale ha raggiunto ieri un nuovo record dal lancio dell’euro. Seppure non è vero che ieri all’asta sono stati collocati con qualche difficoltà i BTp, non c’è dubbio che i rendimenti siano schizzati al 4,68%. A questo vanno aggiunte le perplessità di Bruxelles sulla tenuta della manovra perché le coperture fornite dal governo sono considerate aleatorie, una ripresa quanto mai rallentata rispetto agli altri partner comunitari e un debito pubblico che per il prossimo anno secondo Bruxelles sfonderà la soglia del 120%. È dunque sotto gli occhi di tutti la fallimentare politica economica perseguita dal ministro dell’economia che, negli ultimi due anni, non ha fatto altro che chiudere i cordoni della borsa e operare tagli orizzontali senza incidere sui centri di spesa al punto che la crescita italiana è tra le più basse dell’eurozona.
Da Bruxelles il tono è pacato, anche per evitare di allarmare i mercati, ma la preoccupazione emerge dalla parole del commissario europeo Rehn secondo cui se necessario l’Italia dovrà prendere ulteriori misure, ovvero mettere mano a un nuovo aggiustamento di bilancio, per riportare il deficit sotto il 3%. L’Italia paga il conto di tre manovre sbagliate in cui si è fatta pagare la crisi agli unici che erano in grado di sostenere i consumi interni, scaricando su questi tutto il peso di un’insana gestione della politica economica. E così prima di aprile quando occorrerà presentare i conti a Bruxelles, secondo la riforma di bilancio comunitaria, si dovrà mettere mano a una nuova consistente manovra correttiva che non può andare nella stessa direzione della politica .

da Europa Quotidiano 30.11.10