attualità, politica italiana

L’ossessione di Re Silvio «Pm cancro da estirpare», di Marco Ventimiglia

«Pm milanesi che sono un cancro da estirpare» mentre «per entrare nel Csm ci sarà l’estrazione a sorte»: il premier ha trasformato il comizio per il candidato sindaco Moratti in un violento attacco ai magistrati. Il “fortino” è quello milanese del Palasharp, luogo di sport e convention assortite, che questa volta, in vista del voto comunale, ospita un premier ufficialmente accorso in sostegno della traballante poltrona di sindaco occupata da Letizia
Moratti, ma in realtà ancora una volta in soccorso di se stesso, alla disperata ricerca di un sicuro bagno di folla capace di esorcizzare il “cul de sac” politico e giudiziario nel quale è finito ormai da mesi.
Per questo unSilvio Berlusconi meno clownesco e più astioso del solito se la prende soprattutto con la magistratura, il che non sarebbe una gran notizia se non fosse che lo fa sparando ad alzo zero contro magistrati che «sono un cancro da estirpare» ed illustrando una riforma della giustizia che è un po’ a metà fra Il Grande Fratello (quello di Orwell) e lo Stato libero di Bananas, dove si “rischia” di finire dentro il Csm con un’estrazione a sorte, fatta magari negli studi di Cologno Monzese.

Ce n’é poi per il traditore Fini, per un Parlamento pieno di deputati «che non hanno nulla da fare» e quindi da dimezzare con una legge di iniziativa popolare, per le scuole zeppe di insegnanti di sinistra «a cui bisogna impedire di educare i figli delle famiglie che la pensano diversamente». Senonché, nel bel mezzo dei suoi strali il premier si becca pure un’inattesa contestazione dagli spalti, con una nziano che lo insulta e viene immediatamente allontanato insieme ad un malcapitato giornalista che cerca di capire l’accaduto. Cose che succedono, appunto, dentro un fortino, concetto che ti si stampa in testa vedendo le “cammellate” con gadget arcoriani scaricate dai pullman e, soprattutto, davanti all’impressionante dispiegamento degli uomini in completo nero della security, a segnalare un crescente allarme intorno alle escursioni pubbliche del premier.
Prima dell’arrivo del “presidente”, evocato come in un
mantra da chiunque si impadronisca del microfono, c’è tempo per una rapida sfilata dei pidiellini che si apprestano a competere in Lombardia. E qui c’è la novità politica, l’unica, della giornata, ovvero l’assenza della Lega. Non solo quella, prevedibile, in platea, ma anche nelle parole degli intervenuti. E non è un caso che a mostrarsi uno dopo l’altro sul palco ci sono i candidati azzurri per Busto Arsizio, Gallarate e Treviglio, tutti centri dove il Pdl si presenta da solo in competizione con la Lega. Il Palasharp è gremito, con circa cinquemila persone che fra sventolii di bandiere e qualche coro da stadio cercano di rendere movimentato persino il monocorde intervento della
Moratti, le cui capacità oratorie appaiono in perfetta sintonia con quelle mostrate nel governo comunale.
Davanti ad unaplatea assortita di ministri e maggiorenti del partito, il sindaco se la prende con i centri sociali, le moschee, la sinistra senza idee che non garantisce la sicurezza, in un deja vu che tanto preoccupa i sondaggisti del Pdl, i quali la vedono ben lontana da una vittoria al primo turno contro Giuliano Pisapia.
A dirigere il traffico degli interventi c’è l’uomo in grande ascesa, Mario Mantovani, senatore e coordinatore regionale azzurro, che però in caso di sconfitta della Moratti rischia un brusco risveglio. Intanto deve scomparire anche lui quando appare “il presidente”. Detto dell’intemerata contro i pm milanesi, «Un cancro da estirpare», e dell’alt all’Islam,«No alle moschee visto che lì non è permesso costruire chiese», restano soprattutto i passaggi grotteschi. Come i buoni per pagare la scuola privata destinati «alle famiglie povere vittime di insegnanti di sinistra», piuttosto che l’illustrazione dei progetti dell’opposizione una volta tornata al governo. «Vogliono reintrodurre l’Ici, tassare i Bot e mettere un’imposta patrimoniale per colpire i redditi delle famiglie», proclama in un crescendo il presidente del Consiglio. E visto che, come non si stanca di ripetere, «sono i comunisti di sempre», non è detto che nei prossimi giorni non rispolveri pure lo spettro dei mangiatori di bambini. Cosa non si fa per salvare Letizia. E per se stesso, come confessa proprio il Cavaliere: «Se a Milano prendo meno delle 53mila preferenze dell’altra volta la sinistra mi mangia vivo»

L’Unità 08.05.11