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"Dall´amico dei "femminielli" al "candidato dell´Anticristo" così si fabbrica un nemico", di Filippo Ceccarelli

Stalingrado, Zingaropoli, la Città dei femminielli, dei drogati, degli islamici e dei terroristi. E questo in fondo già basterebbe a evocare il futuro di Milano e di Napoli, ove mai dovessero vincere i nemici del Popolo della Libertà. Ma siccome la guerra politica, oltre a nutrirsi di immagini, inesorabilmente scivola verso il cannibalismo, varrà la pena di segnalare, magari non a futura memoria, ma per depositarla nel già ampio bidone dello scemenzario elettorale e differenziato, che ieri il settimanale Tempi ha messo sull´avviso i suoi lettori sull´acclarata circostanza che Giuliano Pisapia sia, “metaforicamente parlando”, l´Anticristo, come dire l´arcinemico, ossia il nemico non solo del Pdl e della Lega Nord, ma di Dio. E questo proprio perché, come scrive il giornale vicino a Cl (che dopo il primo turno deve evidentemente dimostrare qualche rinforzo di zelo), il personaggio dell´aspirante sindaco si presenta con “eloquio suadente e modi gentili”, e non invece come lo descriveva nel medioevo Santa Ildegarda di Bingen e quindi un diavolaccio spaventoso, occhi di fuoco, orecchie d´asino, naso e bocca come un leone, denti di ferro e inconfondibile fetore.
Sull´aspetto delle donne della sinistra, d´altra parte, che sono così brutte da rovinarsi la giornata guardandosi allo specchio; così come sugli uomini di quella parte che “si lavano poco” e quindi puzzano, il Cavaliere ha già dato la settimana che precedeva il voto; dopo di che si amabilmente è concentrato sui magistrati con i risultati che si sono visti.
E meno male che dopo la sconfitta si dovevano abbassare i toni! Ieri l´infuocato Gasparri ha stabilito un automatismo tra la vittoria di Pisapia e il ritorno degli ex terroristi. Mentre il pacioso Pionati, in fregola di guerriero crociato, si è mosso sulla guerra di religione convintosi che in quel caso Milano diventerà “avamposto dell´Islam”. Ma siccome il mondo è vario, e certo più del necessario almeno in questa campagna elettorale, il vicesindaco della Moratti, De Corato, ha individuato il pericolo nei due milioni di rom della Romania, che per via delle politiche abitative del centrosinistra “busseranno alle porte per avere anche loro una casa” – là dove il punto debole della dichiarazione sta nel fatto che un´orda di tale portata, un´autentica e spaventosa invasione barbarica non busserebbe certo alla porta, tòc-tòc, è permesso?
Ma la palma del tragicomico, record stagionale, se l´è conquistata l´ineffabile sottosegretario Giovanardi. Il quale, probabilmente ringalluzzito dal successo ottenuto la scorsa settimana dalle sue confessioni autoerotiche alla radio, si consegnato ieri a Klaus Davi e lì più o meno ha detto che se la gente vota in un certo modo sarà una pacchia per i drogati e anche per i “femminielli”, come ha inteso stimolarlo il suo gentile interlocutore riguardo al contesto napoletano.
Su di un piano più rarefatto e sfuggente, là dove si alimentano le leggende metropolitane nella loro versione post-elettoralistica, vengono denunciati finti rom che volantinano pro Pisapia e anche pretesi edificatori di moschee ad altissima mobilità nei quartieri popolari. Con qualche malevola fantasia, di questo passo, converrebbe annunciare la discesa in campo di pedofili, satanisti, trafficanti di organi, scafisti un trasferta, piromani seriali, aizzatori di pitbull, seguaci di Unabomber, venditori di mucche pazze, installatori di ascensori killer e altri nemici sociali.
Ma a parte gli scherzi – che pure in Italia sono diventati una cosa seria e anche drammatica – occorre forse riconoscere che nella post-politica il marketing della ferocia e dell´intolleranza ha preso il posto delle ostilità ideologiche e dell´odio di classe.
Più in generale, vale la pena di seguire la campagna elettorale di Milano e Napoli tenendo aperto sulla scrivania il piccolo saggio che Umberto Eco ha inserito in apertura del suo recentissimo “Costruire il nemico” (Bompiani), specie là dove si legge: “«Avere un nemico è importante non solo per definire la nostra identità ma anche per procurarci un ostacolo rispetto al quale misurare il nostro sistema di valori e mostrare, nell´affrontarlo, il valore nostro». Con il che, prosegue Eco, quando il nemico non c´è occorre costruirlo. E´ quello che in sostanza sta accadendo, altro che il Partito dell´Amore di cui si fece breve promotore Berlusconi dopo l´aggressione della statuetta!
Come si debba reagire a questa Fabbrica del Nemico è faccenda già più complessa. Ma certo un nuovo orizzonte, ironico pacifico immediato virale e interconnesso, già pare di scorgerlo on line nelle poste e nelle pagine di Facebook: “Pisapia è il padre di Charles Manson”, “Pisapia guida solo se ha bevuto almeno una bottiglia di Jack Daniels”, “Pisapia ha consigliato la decapottabile a John Kennedy”, “Pisapia caga per strada dando la colpa ai cani”, “Pisapia è una scia chimica prodotta dal signoraggio che ha complottato un attentato alle torri gemelle per inscenare la morte di Paul McCartney”, “Pisapia bara al fantacalcio”, “Pisapia accende le candele in chiesa e non la lascia l´offerta”, “Pisapia annusa la maglia sotto le ascelle per capire se la può mettere il giorno dopo”, e infine: “Noi siamo PISAPIA. Sarete assimilati. Ogni resistenza è inutile”.

La Repubblica 22.05.11

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Giovanardi penoso: «Con De Magistris e Pisapia vincono
femminielli e droga», di Felice Diotallevi

Ora preme sul tasto dell’omofobia e degli insulti, la campagna contro Pisapia e De Magistris che viene da destra, per bocca del sottosegretario alla famiglia Carlo Giovanardi. Che, intervistato da Klaus Davi e andato in onda su You Tube, va giù con le offese: «Con Pisapia e de Magistris, il riconoscimento delle unioni gay porterebbe a conseguenze discriminatorie per centinaia di migliaia di famiglie di Napoli e Milano». E per dirla tutta, con le sue parole: «Diventasse sindaco, De Magistris discriminerà sul piano dei servizi sociali le famiglie con figli favorendo femminielli, gay e trans riconosciuti attraverso registri che ne legittimino le
unioni, mettendoli sulle stesso piano delle famiglie riconosciute dalla Costituzione». E dunque, sempre secondo Giovanardi, «con loro sindaci, le case e i servizi sociali dei Comuni non darebbero la priorità alle famiglie», ma ai «femminielli». E non basta. «Pisapia vuole liberalizzare cannabis e marijuana, ma così finirebbe con l’aumentare il giro d’affari della criminalità organizzata», continua il sottosegretario. Apriti cielo. Reazioni e polemiche, ovviamente, arrivano come una valanga. «Bisogna essere di un incultura ciclopica per non conoscere il rapporto che c’è tra quella città e le sue creature», replica a proposito di Napoli il leader del Sel, Nichi Vendola, che commentale frasi di Giovanardi parlando di «medioevo mentale, mente ottenebrata». Esterrefatto il senatore del Pd Ignazio Marino, che punta l’indice contro queste «falsificazioni clamorose dei programmi elettorali: chi è a favore delle unioni civili a Milano, a Napoli e nel resto d’Italia, non vuole diritti speciali, comeil sottosegretario
Giovanardi tenta di insinuare, ma diritti uguali per tutti. Questo è un principio di laicità che uno stato democratico dovrebbe sempre rispettare. Mi lascia perplesso, peraltro, la tendenza di Carlo Giovanardi a spendere tante parole per mettere i cittadini in guardia contro i gay e il suo silenzio assoluto sulle accuse di sfruttamento della prostituzione minorile a carico del premier Silvio Berlusconi». E la vice presidente dell’assemblea del Pd, Marina Sereni, concorda nel sottolineare che «il centrodestra non si riprende dallo shock del primo turno e in vista dei ballottaggi sta facendo una campagna scomposta e tragicomica». Gli episodi esemplari? Non c’è che da scegliere, dal «matto» rifilato a Pisapia da Bossi, alle liti su dove collocare le sedi dei ministeri con Alemanno e Saltamartini contro Bossi, dalle improbabili promesse sulle tasse alla “sorpresa” sulla maxisanatoria delle multe a Milano. Ecco, commenta Sereni, «tanto si sono dimenticati di cosa voglia dire essere moderati, che fioccano insulti e battibecchi degni di uno spettacolo di terzordine, con Giovanardi che insulta i gay». Dello stesso tenore, l’indignazione espressa dall’Italia dei Valori,con il portavoce Leoluca Orlando che condanna le calunnie e gli insulti che continuano ad arrivare all’indirizzo di De Magistris e Pisapia «da questo governo estremista». «Viene da chiedersi cosa
abbia di cattolico Giovanardi quando, imitando la peggiore Santanchè, praticamente dà del trafficante di droga a Pisapia e del razzista a De Magistris», critica Orlando. «Giovanardi non perde occasione per discriminare gli omosessuali, ma contro i pedofili o i camorristi e loro amici non si pronuncia mai. Neanche una parola contro i candidati nazisti presenti nelle liste di Lettieri», tuonano pure due esponenti dei Verdi campani, Francesco Emilio Borrelli e Vincenzo Peretti.
Mentre il presidente di Arcigay, Paolo Patanè, taglia corto: «Siamo disgustati dall’omofobia di Giovanardi e insieme rallegrati per la sua nullità politica. Da un lato
le sue parole sono oltraggiose e cariche di disprezzo, dall’altro sono un buon segnale perché dimostrano l’assoluta inconsistenza della battaglia politica di chi, come lui, invece di parlare dei problemi dei cittadini ritiene di dover strumentalizzare le persone gay lesbiche e transex».

L’Unità 22.05.11