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"Niente scherzi su Mattarella", di Mario Lavia

Peccato che ieri Sergio Mattarella non sia stato eletto giudice costituzionale per 33 voti: il quorum era alto – due terzi del parlamento –, speriamo che ce la faccia oggi o alla quarta votazione, quando scenderà a tre quinti. L’accordo trovato sull’ex ministro per la Consulta e Albertoni per il Csm, malgrado la mancata nomina del primo, può reggere, perché Albertoni ha avuto solo una manciata di voti in più di Mattarella (ma per lui sufficienti perché il qurum era più basso).
Restiamo fiduciosi. Anche se quelle 74 schede bianche e 55 nulle un po’ inquietano: da dove vengono? L’ultima cosa che vorremmo è assistere al protrarsi delle votazioni, perché sarebbe un altro segnale di incapacità del parlamento di assolvere ad uno dei suoi doveri fondamentali, quale quello di garantire il plenum di istituzioni fondamentali della democrazia.
Non facciamo scherzi, dunque. Non si creino altre macerie istituzionali e politiche.
Saremo un po’ retrò ma per noi la notizia che in parlamento si era trovato l’accordo sul nome di Sergio Mattarella come giudice costituzionale era apparsa subito di quelle buone. Cosa rara di questi tempi.
Si tratta di una personalità di cui unanimente sono riconosciute finezza giuridica, onestà intellettuale e probità personale, oltre – ma qui ci fa velo la partigianeria – una passata capacità politica che negli anni ha costituito un valore aggiunto per la sua parte. Ma insisteremmo qui sul dato personale di Mattarella, uomo lontano dalle luci della ribalta, refrattario alla politicaspettacolo in voga da 17 anni in qua, legato piuttosto ad una idea per così dire, “sostanziale” della politica, attenta cioè alla individuazione delle soluzioni dei problemi: e qui lo ha sempre soccorso la profonda conoscenza dei meccanismi costituzionali e istituzionali.
C’è chi non ha condiviso i nomi proposti, come i radicali, che hanno votato per altri candidati. Francamente invece non si capisce la posizione di Antonio Di Pietro che ha schierato Idv su una linea demagogica, alla base della non partecipazione al voto, per la quale la corte costituzionale e il Csm «non sono posti da occupare». Ma sa o no, l’ex pm, che il parlamento, dunque i partiti, deve esprimere – secondo la Costituzione – alcuni componenti delle due istituzioni? Dovrebbe saperlo, anzi lo sa certamente. Che vuol dire, allora, che «la Corte deve restare autonoma?». E perché, con Mattarella diventa una cellula del Pd? Ma per favore. È pura demagogia, è un’altra prova di cedimento alla sub-cultura dell’antipolitica, un trucchetto buono per infilarsi nel vortice pericoloso del qualunquismo. Ma così quella di Vasto diventa una foto sempre più sfocata.

da Europa Quotidiano 05.10.11