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"La Gelmini ricomincia da tre", di Marina Boscaino

Il 19 aprile 2011 – meno di 6 mesi fa – Gelmini, piuttosto piccata per l’incalzare di Floris, testualmente affermava: “Non ci sono tagli agli organici”. Oggi, un dietrofront clamoroso. Evidentemente il ministro è ancora una volta determinata ad avallare strategie altrui: prima esecutrice acritica – anzi compiacente – del taglieggio della scuola pubblica; ora sollecito contributo alla rapida rottamazione (senza rimpianti) di Tremonti, licenziando su “Repubblica” un’intervista, in cui contraddice tutto quanto è andata pontificando dal maggio del 2008 a ieri. Leggere per credere: Sic transit gloria mundi.

Improvvisamente apprendiamo che avevamo ragione: in 3 anni sono stati davvero tagliati 80mila insegnanti. Quando lo denunciavamo non eravamo dunque pericolosi sovversivi, nostalgici sessantottini. Né lamentele, ricorsi, condizioni proibitive di lavoro, violazione del diritto di apprendimento dei ragazzi sono invenzioni di qualche mente fantasiosa. Fantasiose continuano piuttosto ad essere le risposte nel merito alle inadempienze di cui il ministro rifiuta l’addebito: tunnel Cern-L’Aquila, manipolazione dei dati sulle bocciature, scandalo dei test per la prova preselettiva per il concorso da preside. Dove la commissione “esterna” si rivela essere composta in grandissima prevalenza da personale interno all’amministrazione scolastica in libera – e strumentale – uscita.

Fantasiosa, infine, è – e lo proveranno i fatti – la dichiarazione di “ascolto” nei confronti degli studenti che legittimamente continuano a manifestare per il disastro delle “riforme” di scuola e università firmate Gelmini.

Ciò che non stupisce – perché perfettamente in linea con l’impermeabile autoreferenzialità dell’immeritevole ragazza di Leno: da Brescia a Reggio Calabria per sostenere (e passare) l’esame da avvocato – è la risposta all’ultima domanda: Ha mai pensato di dimettersi, ministro Gelmini?
“Mai”.

Il Fatto Quotidiano 10.10.11

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Dieci domande alla Gelmini

Dopo l’intervista a Repubblica, gli studenti della Rete della Conoscenza rivolgono dieci domande a Mariastella Gelmini. Ecco il testo della lettera:
Cara ministra, se lei volesse davvero un dialogo con noi (che noi non abbiamo mai rifiutato), farebbe 10 semplicissime cose, per dimostrare che non ci sta prendendo in giro:

1- Perché non sospende l’iter di attuazione della riforma dell’università? L’ultima parola sugli statuti spetta al ministero, lei potrebbe tranquillamente fermarli e rimettere tutto in discussione.

2- Perché non sottopone quella riforma a un referendum democratico tra tutte le componenti della comunità accademica? Se, come lei dice, questa riforma fa gli interessi degli studenti e a protestare è una minoranza politicizzata, non dovrebbe avere preoccupazioni sull’esito…

3- Perché non chiede al parlamento di abrogare la legge 133/2008? Se, come lei dice, “i tagli sono finiti”, non sarebbe il caso di farli finire sul serio?

4- Perché non presenta una proposta di legge quadro sul diritto allo studio che fissi i livelli essenziali delle prestazioni che le Regioni devono rispettare, come previsto dalla Costituzione? Se non sa cosa scriverci, non c’è problemi, può copiare da www.altrariforma.it

5- Perché non interrompe il piano di riduzione del personale che sta abbattendo drasticamente la qualità della didattica delle nostre scuole, impedendo ogni innovazione, ogni rapporto studente-decente, ogni sperimentazione, e costringendoci a stare in 30 per classe in aule che cadono a pezzi?

6- Perché non chiede a Maroni e Alemanno di revocare la zona rossa intorno al centro storico di Roma? L’Italia è l’unico paese d’Europa in cui è proibito manifestare sotto i palazzi delle istituzioni. Che dialogo vuole, se non ci permettete neanche di avvicinarci senza schierare plotoni di polizia?

7- Perché non finanzia la legge 23/1996 sulla messa in sicurezza degli edifici scolastici? Non chiediamo niente di straordinario, solo di rispettare la legge: il 40% delle nostre scuole non ha l’idoneità statica.

8- Perché non sospende i finanziamenti alle scuole private, un privilegio ancora più odioso in questo momento di crisi? Se mancano i soldi per tutti, come mai a noi arrivano i tagli e ai figli di papà i fondi?

9- Perché non propone uno statuto dei diritti degli studenti in stage (tranquilla, l’abbiamo già pronto, può copiare anche quello), per dare tutele e garanzie agli studenti inseriti in questi percorsi?

10- Infine, cara ministra: perché non ci ascolta? Perché da anni non solo rifiuta di confrontarsi con il movimento studentesco, ma ha anche smesso di presentarsi nelle scuole e nelle università, per non essere contestata? Come può essere credibile una richiesta di dialogo se non esce dal suo palazzo?

Insomma, cara ministra, se lei volesse davvero ammettere di avere sbagliato, come ha scritto oggi Repubblica, potrebbe fare una cosa semplice semplice: cancellare tutti gli errori che ha fatto in questi 3 anni, abrogare le leggi, restituire i soldi tagliati, sospendere gli iter di riforma, e poi, quando la situazione sarà tornata quella pre-2008, potremo discutere tutti insieme di come cambiare una scuola e un’università che a noi di certo non vanno bene così come stanno. Se non farà questo, vorrà dire che la sua autocritica è falsa come il suo tunnel. E il confronto con noi sarà nelle strade e nelle piazze di questo autunno di mobilitazione, per ribadire la nostra richiesta di dimissioni per lei e per tutto il suo governo

La Repubblica 10.10.11