Giorno: 12 Ottobre 2011

"Un buco da 20 miliardi", di Maria Cecilia Guerra

La concitata estate dei provvedimenti di politica economica del governo ha portato a un risultato paradossale: la legge delega di riforma fiscale, pensata come strumento per rilanciare la politica della maggioranza, è diventata lo strumento per reperire i 20 miliardi che ancora mancanoper raggiungere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Venti miliardi che, è bene sottolinearlo, contano per più di un terzo dell’intera manovra costruita con i decreti di luglio e agosto. La forte contraddizione che si è venuta a creare fra l’obiettivo di uno sgravio fiscale e quello del pareggio di bilancio è stata sottolineata con assoluta chiarezza nell’audizione ieri della Corte dei Conti, nella figura del suo presidente, alla Commissione Finanze della Camera. La Corte sottolinea, in particolare, come i mezzi di copertura che erano stati originariamente pensati per finanziare la riduzione delle imposte sui fattori produttivi, e da cui ora dovrebbero scaturire anche i 20 miliardi che mancano all’appello, siano «incerti, limitati e talora superati dagli eventi». Sono superati, in tutto o in parte, perché già utilizzati a copertura delle manovre …

"I padroni dell'Europa", di Barbara Spinelli

Per le indicazioni molto dettagliate che contiene, la lettera che Trichete Draghi hanno inviato al governo italiano conferma quel che alcuni hanno detto: l’Italia di fatto è governata da autorità sovranazionali non elette, che non devono render conto davanti ai cittadini. Pur non appartenendo a un partito, non sono autorità tecniche: fanno politica in senso pieno, governano i conflitti della pòlis constatando che è malgovernata. Èun rapporto feudale che viene instaurato: il vassallo inadempiente è salvato dal vero sovrano, e in cambio gli giura obbedienza e restringe le proprie libertà. Di primo acchito sembrerebbe che solo così possa nascere un’Europa politica, potente mondialmente. Ma le cose sono più ambigue, torbide. Uno Stato corroso come il nostro, manomesso da un premier che lo scardina privatizzando il bene pubblico, non fa nascere l’Europa ma la snatura. A nulla serve che gridi contro il duopolio franco-tedesco; non lo udranno. Il caso Italia dovrebbe far riflettere l’Unione, perché crea un precedente grave: se un organo federale di natura tecnica interviene con pesantezza inusitata su un Paese membro,è perché ha …

" Fincantieri, niente lavoro a Sestri. E scoppia la rabbia degli operai", di Massimo Franchi

Alle due del pomeriggio Giulio Troccoli, Rsu Fiom, è il primo sindacalista ad uscire dalla porta laterale del ministero dello Sviluppo economico. Corre, i suoi baffi bianchi si sollevano: «Non c’è niente, non c’è lavoro, da domani occupiamo il cantiere», urla a squarciagola. Ce l’ha con gli altri sindacati, rei di non aver aperto bocca mentre l’ad di Fincantieri Giuseppe Bono e il ministro Paolo Romani «si vendevano » come grande risultato il via libera al finanziamento per il ribaltamento a mare del cantiere (50 milioni sbloccati finalmente da Tremonti, gli altri 20 li anticiperà l’autorità portuale) e la convocazione per il 9 novembre (ma il ministero non ha ancora fissato la data) di un tavolo nazionale per un nuovo piano industriale del gruppo. Troccoli è una vera autorità nel settore. Ha già vissuto la chiusura dei cantieri di riparazione Oarn di Genova. E non vuole riviverla. Sestri Ponente ieri si è sdoppiata. A Roma sotto il ministero una cinquantina di operai teneva costantemente informati i compagni che su a Genova presidiavano il cantiere. Quel …

"Non è stato soltanto un infortunio", di Marcello Sorgi

Malgrado i ripetuti tentativi di Berlusconi e del Pdl di minimizzare la bocciatura ricevuta ieri dalla Camera, la gravità di quanto è accaduto è evidente. Per il governo, l’approvazione ogni anno del rendiconto e del bilancio dello Stato non è una facoltà: è un obbligo preciso, stabilito dall’articolo 81 della Costituzione. Non a caso nei due precedenti riaffiorati dalle memorie parlamentari, i presidenti del Consiglio che incorsero in simili incidenti – Andreotti e Goria – si dimisero senza indugi. Berlusconi invece, pur visibilmente contrariato dall’accaduto (lo si è visto in tv lasciare l’aula di Montecitorio guardando gelido Tremonti e brandendo i fogli dei tabulati delle assenze), ha subito fatto sapere che intende ripresentarsi e chiedere la fiducia. Per dimostrare, come ha fatto altre volte, che solo di un infortunio s’è trattato, e non di un segnale politico dal profondo della pancia del centrodestra. La giornata politica, in effetti, sembrava indirizzata in tutt’altra direzione. Un pranzo pacificatore a Palazzo Grazioli tra il Cavaliere e l’ex ministro Scajola sembrava aver sancito la tregua tra il premier e …

"Il dovere di dimettersi", di Massimo Giannini

Le anime candide, fuori dal Palazzo, potranno anche prendere per buona l’ultima menzogna spacciata a microfoni unificati da Berlusconi e Bossi. «È un problema tecnico risolvibile», hanno detto i due fantasmatici rais dell’ormai ex maggioranza forzaleghista. Ma la sorprendente sconfitta numerica subita alla Camera sull’assestamento al bilancio è una sconfitta politica devastante, e forse definitiva, per quel che rimane del centrodestra. Intanto, non è affatto detto che sia risolvibile dal punto di vista tecnico. Un governo che va avanti come se nulla fosse, dopo aver incassato il no del Parlamento non su una legge qualsiasi, ma su un atto normativo di rilevanza costituzionale come il rendiconto di finanza pubblica, non si era mai visto. Ci sono solo un paio di precedenti, nella storia repubblicana, il più simile dei quali risale al governo Goria del 1988, che non a caso cadde subito dopo esser finito più volte in minoranza nel voto sulla Legge Finanziaria. Ma è evidente a tutti, al di là della valenza tecnica e formale del caso, che quella che si è prodotta nell’assemblea …