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"Deregulation edilizia e fiscale. Berlusconi senza sviluppo", di Bianca Di Giovanni

Berlusconi alza le mani: «sullo sviluppo non posso fare niente». Lite tra Tremonti e Romani sulle risorse. Domanici sarà solo un primo esame. Tra le norme, concordato fiscale e silenzio assenso per costruire. Deregulation edilizia e fiscale. Queste le linee della bozza del decreto sviluppo filtrata ieri dalle stanze del governo. Tra le misure allo studio, anche la possibilità di deliberare lo stato d’emergenza per le infrastrutture strategiche nel caso in cui «si evidenzino gravi difficoltà – si legge nel testo – o particolari complessità nella realizzazione». Si pensa alla Tav in Val di Susa o al Ponte sullo Stretto? Non si sa. Sta di fatto che il governo sceglie la legislazioned’emergenza per le opere pubbliche. E non solo. Rispunta anche il silenzio assenso per il permesso a costruire. In sostanza c’è l’assenso
se non viene espresso un «motivato diniego» entro 90 giorni dalla richiesta. Una norma che era già comparsa nel decreto di maggio e che probabilmente oggi si vorrebbe rinforzare. Sul fronte fiscale si parla ancora di un concordato, anche questo già presente nella manovra di luglio, ma limitato agli importi entro i 20mila euro. Per le imprese, infine, si pensa ad «alleggerire» i controlli per non intralciarne l’attività. A proposito di lotta all’evasione.
LITE
Insomma, si respira aria vecchia, e anche un clima di tensioni e continui rimpalli. Al vertice tenuto a Palazzo Grazioli, durato solo 45 minuti, ci sarebbe stato un duro faccia- a-faccia tra Giulio Tremonti e Paolo Romani, a cui il premier ha affidato la «regia» del provvedimento. Il titolare dell’Economia avrebbe bocciato parecchie ipotesi. «Quando avete idee migliori, chiamatemi», avrebbe detto. Il nodo resta quello delle risorse. Il premier e molti ministri spingono per spendere altre risorse, Tremonti insiste su «zero costi». Quanto a Silvio Berlusconi, appare più rassegnato che mai. Parlando ad alcuni ospiti dellacerimonia dei cavalieri del lavoro, il premier si sarebbe dichiarato «disarmato» di fronte al problema sviluppo. «Non posso fare niente – avrebbe detto – perché qualsiasi cosa muovo, danneggio i miei elettori. Se faccio le liberalizzazioni, vado contro avvocati
e notai che votano per me. Anche con la patrimoniale tocco interessi del mio elettorato. E oggi non ho più quel 50% che avevo all’inizio». Così ragionava il premier ieri mattina, intrappolato nello stallo del suo governo di fronte alla crisi. Una paralisi tanto profonda, che è assai probabile un altro rinvio per il decreto sviluppo. Domani in consiglio dei ministri
si farà solo un primo esame. È fissata per stamane un’altra riunione al ministero dell’Economia.
MISURE
Intanto filtrano le prime indiscrezioni. Corposo il «pacchetto» che riguarda le costruzioni e gli immobili. Si pensa alla garanzia pubblica per le giovani coppie precarie che devono acquistare la prima casa. Anche questa, però, è un’iniziativa già avviata dal ministero della Gioventù. Si facilita, poi, il riscatto delle case degli enti previdenziali, nell’ottica delle dismissioni già avviate. Per favorire la realizzazione di nuove infrastrutture, «in sostituzione totale o parziale del contributo pubblico – si legge nella bozza anticipata dall’Ansa – può essere attribuita alla società di progetto affidataria della costruzione e gestione dell’ opera una quota nel limite massimo del 25%, per unperiodo non superiore a 15 anni, del gettito Iva riconducibile al funzionamento dell’infrastruttura». Una mossa per placare le ire dei costruttori, che in assemblea hanno fischiato il minsitro Altero Matteoli.
Risponde alle richieste di Confindustria la norma sull’abolizione delle tariffe minime dei professionisti. C’è da scommettere, tuttavia, che non passerà le forche caudine del parlamento, dove le varie lobby hanno di recente «stoppato» questa ipotesi. Un’altra norma prevede l’introduzione di una «copertura assicurativa obbligatoria del rischio calamità». Anche questa ipotesi è stata più volte presentata in passato. Finiscono online
anche i certificati di malattia dei figli. Le aziende di trasporti si doteranno di «sistemi di bigliettazione elettronica e di pagamento interoperabili a livello nazionale», cioè si inaugura il biglietto online. Per la pubblica amministrazione si prevedono concorsi nazionali unificati. Si propone, poi, l’anticipo della pensione a 68 anni dei professori universitari.

L’Unità 20.10.11