attualità, politica italiana

"Nella faida leghista spunta la black list", di Andrea Carugati

Un foglietto con 12 deputati maroniani da «non ricandidare». Tra loro Giorgetti e Stucchi. «L’ha compilata Reguzzoni». Dopo la lista dei 47 leghisti epurandi di Varese, ora c’è un altro elenco ad agitare le già tesissime giornate del Carroccio. Un foglietto con sopra scritti i nomi di 12 deputati vicinissimi a Maroni, con una indicazione precisa: non vanno ricandidati. Al gruppo leghista a Montecitorio non si parla d’altro. La lista, secondo fonti maroniane, sarebbe stata compilata dal capogruppo Reguzzoni, uomo di punta del cosiddetto Cerchio magico e “bestia nera” degli uomini più vicini al ministro dell’Interno. Sarà un caso,ma in cima al foglietto spiccano i nomi dei più acerrimi rivali di Reguzzoni, a partire da Giancarlo Giorgetti, presidente della commissione Bilancio di Montecitorio e segretario della Lega in Lombardia, fino a poco tempo uomo ombra del Senatur per tutte le delicate partite in campo economico, ora in difficoltà dopo le critiche di Bossi per a gestione del tumultuoso congresso a Varese. E ancora, compare anche il nome di Giacomo Stucchi, da mesi in attesa di sostituire Reguzzoni alla guida del gruppo alla Camera, sostenuto dalla larga maggioranza dei deputati ma, a giugno scorso, a sorpresa, stoppato dal Senatur, che ha imposto alla truppa la conferma del suo pupillo, rimandando a fine anno l’eventuale successione.
Ci sono anche i nomi di Davide Caparini della Valcamonica, figlio di quel Bruno che per anni ha ospitato il Capo nella sua casa di Ponte di Legno (fino alla recenti frizioni per la guida della Lega in Valle e nel Bresciano, dove hanno vinto i candidati maroniani sostenuti dai Caparini) e del mantovano Gianni Fava. E poi il veronese Matteo Bragantini, vicino al sindaco Tosi, lo storico leader dei Giovani Padani Paolo Grimoldi e il segretario della Lega in Romagna Gianluca Pini, in forte ascesa anche grazie alle numerose comparsate tv delle ultime settimane. Proprio l’esposizione mediatica di alcuni “Bobo boys” avrebbe già causato una piccola ritorsione ai danni di Pini: la perdita del ruolo di relatore della legge comunitaria e del posto in commissione Esteri, cedutogli, a suo tempo, proprio da Bossi. La lista dunque, in attesa delleelezioni politiche, avrebbe già un suo utilizzo pratico: bloccare le comparsate tv dei deputati non in linea col capogruppo e, per dirla con gli uomini di Reguzzoni, «poco ortodossi rispetto alla linea del Capo», a partire dall’auspicio, di cui si è fatto portavoce a più riprese il “falco” Flavio Tosi, di un passo indietro del Cavaliere.
In ambienti maroniani, la lista è stata interpretata come un guanto di sfida.Ma anche come una «follia», visto il seguito in termini di voti che hanno questi parlamentari. «Se passa questa epurazione viene giù il mondo», sospira un maroniano, citando la frase utilizzata dal sindaco di Varese Fontana per commentare la possibile espulsione di Tosi. «Poi chi la fa la campagna elettorale se fanno fuori quelli che pigliano più voti?».
Tra i Bobo boys c’è chi pensa che si tratti diuna mossa «per farci saltare i nervi», e chi invece ritiene che, dopo Varese, ci sia una «precisa strategia del Cerchio magico per arrivare a epurazioni di massa», con l’obiettivo di ritrovarsi con una Lega «più piccola ma composta solo da fedeli del Cerchio e soprattutto molto filo-berlusconiana». In grado però
di mantenere lo zoccolo duro dei voti grazie al carisma del Senatur e alla titolarità del simbolo con l’Alberto da Giussano. Dal fronte reguzzoniano alzano le spalle: «Una lista?
Forse sono loro ad agitare questi fantasmi, per paura di non essere ricandidati. Dopo Varese, Bossi l’ha detto chiaramente: la prossima volta le liste le farà lui». «E ha perfettamente chiaro chi in questi anni è stato fedele e chi no…», sorride un deputato
vicino a Reguzzoni. Questo schema, però ha bisogno del Porcellum con le liste bloccate. Le parole di ieri di Berlusconi, che si è detto favorevole alle preferenze, hanno fatto tremare le finestre nel bunker bossiano di Gemonio.Con le preferenze, infatti, l’epurazione dei “Bobo boys” potrebbe costare moltissimo in “cabina” elettorale…

L’Unità 22.10.11