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Dopo voto, governo battuto 4 volte alla Camera La "vendetta" dei Responsabili

Il governo è stato battuto per quattro volte di seguito nell’Aula della Camera sulle votazioni sulle mozioni sulla situazione nelle carceri. Fatali sono state le assenze nell’Aula di deputati del Pdl, dei membri del governo (c’erano solo una decina tra ministri e sottosegretari) e di alcuni deputati “Responsabili”.
Bersani commenta a calso il colpo subito dal governo: «Beh, in buona salute non sta…». Così risponde, il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, quando gli viene chiesto se i voti di oggi che hanno visto l’esecutivo battuto su quattro mozioni sulle carceri siano scricchiolii dopo il voto delle amministrative.

I Responsabili «delusi» si sono fatti sentire. È tra le file del neogruppo nato a sostegno del governo Berlusconi che si registrano le assenze più evidenti che hanno portato il governo ad andare sotto nella prima votazione a Montecitorio dopo la pausa elettorale. Nel gruppo di Scilipoti&co. gli assenti sono stati ben 12 su 29, tra i quali spiccano Francesco Pionati e Maria Grazia Siliquini che attendono ancora una nomina da sottosegretario.

Ha pesato anche l’assenza di molti deputati della maggioranza, compresi ministri e sottosegretari, sull’esito delle quattro votazioni per le mozioni carcere in cui il centrodestra è stato battuto oggi alla Camera. In Aula al momento della prima votazione, sul testo di Futuro e libertà, c’erano 522 deputati: 264 hanno votato sì e 254 no, mentre quattro sono stati gli astenuti. Non hanno partecipato al voto, tra assenti e in missione, 40 deputati del Pdl, 7 della Lega Nord e 14 dei Responsabili.

Assenti anche il neoministro Saverio Romano e Arturo Iannacone, il neoconsigliere economico del premier, Massimo Calearo e poi tra i neofiti della maggioranza si segnalano assenti anche Luca Barbareschi e Italo Tanoni. Non hanno partecipato al voto – che si è concluso con 264 sì per la mozione firmata dal finiano Della Vedova, e 254 no, 4 astenuti tra i quali i Pdl Luigi Vitali e Marcello De Angelis – anche 16 deputati del Pdl, tra i quali il vicecapogruppo Massimo Corsaro e Nicola Cosentino, e 2 dell’Mpa. Assenti anche due deputati della Lega.

In tutti i casi l’opposizione è stata compatta al voto, riuscendo a bocciare una parte della mozione della maggioranza, oltre a far passare i loro testi nelle parti su cui il governo aveva reso parere contrario.

L’aula della Camera ha votato a favore della prima parte di una mozione presentata dal Pd sul tema carceri e che aveva avuto parere contrario dell’esecutivo.

L’esecutivo era già stato battuto alla Camera sulla mozione di Fli sulla situazione delle carceri. Si tratta del primo voto dopo la ripresa dei lavori parlamentari dopo le amministrative.

Il testo, su cui il governo aveva espresso parere contrario, è passato con 254 no e 264 sì.

Il testo della mozione impegna il governo «ad assumere iniziative volte ad adeguare, in vista dei prossimi provvedimenti finanziari, la spesa pro capite per detenuto, prevedendo, rispetto alla base del 2007, una riduzione non superiore a quella media relativa al comparto Ministeri».

Nella mozione si chiede poi l’impegno dell’esecutivo «a predisporre sul piano normativo un complesso di riforme – dalla depenalizzazione dei reati minori, a una più ampia e più certa accessibilità delle misure alternative alla detenzione, dalla definizione di parametri più accessibili per la conversione delle pene detentive in pene pecuniarie, ad una più severa limitazione del ricorso alla custodia cautelare in carcere – che avrebbero, nel complesso, un effetto strutturalmente deflattivo, concorrendo a migliorare le condizioni di detenzione e a rendere servibili quegli strumenti di trattamento che perseguono le finalità rieducative costituzionalmente connesse alla pena».

Infine si chiede di «implementare il ‘piano carcerì attraverso il ricorso a forme di partecipazione privata ai programmi di edilizia penitenziaria, utilizzando quegli strumenti di mercato che, anche sul piano urbanistico, possono incentivare gli investitori privati a collaborare con lo Stato ad un progetto di riconversione del sistema e dei modelli di detenzione e di riqualificazione delle case circondariali e di reclusione non più utilizzabili per l’ospitalità dei detenuti».

Infine, è stata approvata una parte della mozione dell’idv su cui il governo aveva dato parere contrario.

«Oggi abbiamo avuto la prova provata che questa maggioranza non c`è più, è sfaldata. Dopo la clamorosa sconfitta delle amministrative, in aula il governo è andato sotto più volte». Lo ha affermato, in una nota, il presidente dell’Italia dei Valori, Antonio Di Pietro. «E` la dimostrazione che questo esecutivo non ha né i numeri in Parlamento, né il consenso nel Paese – ha aggiunto -. E` il momento di voltare pagina e dare la parola ai cittadini».

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Carceri. Alla Camera il governo battuto 4 volte

Passano gli emendamenti del PD e delle opposizioni. Pesano le assenze nei banchi del governo e dei “responsabili”. Favi: “il fallimento della politica del ministro Alfano sulle carceri è sotto gli occhi di tutti

L’onda che si è abbattuta su governo e maggioranza dopo le elezioni amministrative sembra non essere finita ma montare sempre più alta e potente. Alla riapertura dei lavori parlamentari, il Governo è stato battuto alla Camera ben 4 volte sulle mozioni riguardanti la situazione delle carceri. Sono passati gli emendamenti presentati dal PD, Idv e Fli che compatti hanno votato contro i pareri dell’Esecutivo.

Nel conteggio dei voti, decisive le numerose assenze tra i banchi del governo, nelle fila del Pdl e, soprattutto tra i cosiddetti “responsabili” che non hanno garantito l’appoggio al governo come da “contratto”. Ben 12 su 29 sono state le defezioni del gruppo di Scilipoti & Co. Tra i sedici assenti del Pdl spiccano i nomi di Cosentino e Verdini, quest’ultimo troppo impegnato nel conteggio dei voti delle Amministrative per dimostrare un pareggio che non c’è mai stato.

“Beh, in buona salute non sta…”. Così il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha risposto alla domanda se i voti di oggi che hanno visto l’esecutivo battuto su quattro mozioni sulle carceri siano scricchiolii dopo il voto delle amministrative.

“La maggioranza è stata battuta al primo voto in aula dopo le elezioni. Non male…”. Questo è stato il primo commento di Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera, dalla sua pagina di Twitter.

Per Sandro Favi, responsabile nazionale carceri del PD, “il fallimento della politica del ministro Alfano sulle carceri è sotto gli occhi di tutti e la battuta di arresto del governo oggi alla Camera ne è un’ulteriore testimonianza.

Quasi tre anni per mettere in campo un Piano Carceri, norme in successione e poteri commissariali sempre più estesi, reiterate ordinanza per uno stato di emergenza che dura da ormai 18 mesi e forse entro l’anno, saranno “cantierabili” i primi ampliamenti di alcune strutture penitenziarie. Nulla di più di quello che l’ordinaria amministrazione non avesse già da anni avviato, in qualche caso anche in tempi più celeri. Solo che molti padiglioni detentivi costruiti sono rimasti vuoti; i nuovi istituti penitenziari vengono aperti a porzioni o peggio ne vengono ritardati i tempi di consegna, perché non si è in grado di ridistribuire il personale necessario a farli funzionare o a decidere quale livello di sicurezza dovranno assicurare.

E una volta aperti i cantieri, il ministro Alfano immagina di poter passare sotto silenzio, fino alla fine del suo mandato, i drammi e le condizioni disumane del sovraffollamento dei penitenziari, il degrado delle strutture, lo sfascio amministrativo ed economico-finanziario, le difficoltà operative e la frustrazione professionale degli operatori?

Alfano vanta, dal fronte delle carceri, l’efficacia di una politica della sicurezza e della giustizia che avrebbe migliorato le nostre città e contrastato la diffusione dei poteri delle organizzazioni criminali. Le carceri sovraffollate del governo Berlusconi, della Lega Nord e di Alfano, si sono piuttosto riempite delle povertà dei migranti e delle marginalità umane che popolano il degrado urbano, dell’abbandono dei tossicodipendenti e dei sofferenti psichiatrici, coi meccanismi di una giustizia implacabile con i deboli, quanto indulgente con i garantiti. Se negli ultimi mesi l’aumento dei detenuti si è fermato, forse lo si deve di più alla ritrovata consapevolezza, sia della magistratura sia delle forse dell’ordine, che non si possono produrre carcerazioni sempre crescenti ed avere penitenziari indegni di un paese civile, piuttosto che alle risibili misure deflattive del ministro della Giustizia”.

Per Alessandro Maran, deputato PD, “non è un bel momento per Berlusconi e la sua maggioranza. Oggi, primo giorno d’aula dopo la batosta milanese, Pdl e Lega hanno dimostrato di non esserci neanche alla Camera dei deputati e sono andati sotto per quattro volte durante il voto sulla mozione sulla situazione delle carceri. Consiglierei al centrodestra di non forzare la mano scegliendo di portare in aula leggi, come quella sul biotestamento, che dovrebbero essere lasciate fuori dalla strumentalizzazione della campagna elettorale. A meno che non abbiano capito, come gli ha già dimostrato il Paese, che è ora di cedere il passo”.

Lo dice Alessandro Maran

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Le mozioni approvate a Montecitorio impongono al governo una serie di impegni non trascurabili. Tra questi, “ad assumere iniziative volte ad adeguare, in vista dei prossimi provvedimenti finanziari, la spesa pro capite per detenuto, prevedendo, rispetto alla base del 2007, una riduzione non superiore a quella media relativa al comparto Ministeri”.

E ancora, “a predisporre sul piano normativo un complesso di riforme – dalla depenalizzazione dei reati minori, a una più ampia e più certa accessibilità delle misure alternative alla detenzione, dalla definizione di parametri più accessibili per la conversione delle pene detentive in pene pecuniarie, a una più severa limitazione del ricorso alla custodia cautelare in carcere, che avrebbero, nel complesso, un effetto strutturalmente deflattivo, concorrendo a migliorare le condizioni di detenzione e a rendere servibili quegli strumenti di trattamento che perseguono le finalità rieducative costituzionalmente connesse alla pena”.

Il governo risulta inoltre impegnato “a implementare il piano carceri attraverso il ricorso a forme di partecipazione privata ai programmi di edilizia penitenziaria, utilizzando quegli strumenti di mercato che, anche sul piano urbanistico, possono incentivare gli investitori privati a collaborare con lo Stato a un progetto di riconversione del sistema e dei modelli di detenzione e di riqualificazione delle case circondariali e di reclusione non più utilizzabili per l’ospitalità dei detenuti”.

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