Giorno: 26 Ottobre 2011

"Mettere il Paese davanti a tutto", di Ferruccio De Bortoli

Prima il Paese. L’Italia non è la Grecia. È la settima economia al mondo, la seconda industria manifatturiera d’Europa. Ha più patrimonio che debiti. È ricca il doppio della Spagna. È perfettamente solvibile. Fine. Non merita ironie e sarcasmi. Ma il rispetto deve conquistarselo. E poi pretenderlo. Le misure che l’Europa ci chiede sono sempre state necessarie. Ora lo sono anche per gli altri, per la salvezza dell’euro. Le avessimo adottate per tempo, non correremmo il rischio di confezionarle in fretta e male. Da commissariati. Qualcuno dice: no al diktat di Bruxelles. Bene, ma non scordiamoci che: siamo un Paese fondatore dell’Unione europea; che chiediamo ogni anno 200 miliardi in prestito; che viviamo di export e moriremmo di autarchia (è già accaduto). Il resto sono chiacchiere in libertà e perniciose illusioni. Sarà anche ingiusto, ma oggi siamo percepiti come il lato debole dell’Europa. Perché non siamo più credibili. Abbiamo annunciato per mesi provvedimenti poi smentiti o non attuati. Varato sì una manovra da 59,8 miliardi, di cui 20 però incerti, ma per la crescita, che …

Biennale. Ghizzoni, Galan adesso scelga il presidente in base a competenze

“Le parole arroganti pronunciate dal ministro Galan rispetto alla bocciatura della nomina di Giulio Malgara a presidente della Biennale di Venezia sono assolutamente ingiustificate. L’esito del voto suggerirebbe cautela tanto nelle dichiarazioni quanto negli atti da assumere. Evidentemente in ministro non si è posto l’obiettivo di scegliere il candidato migliore in base alle competenze per ricoprire un ruolo così prestigioso, bensì quello di gratificare personalmente la fedeltà di un amico”. Lo dice Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura della Camera. ****** Biennale. Pd, Galan riveda la scelta di nominare Malgara “Il ministro Galan ha poco da essere soddisfatto dopo la bocciatura, da parte della commissione Cultura, della nomina di Giulio Malgara a presidente della Biennale di Venezia. Questo voto dimostra che sarebbe opportuno coinvolgere anche le istituzioni locali e nazionali prima di calare dall’alto le nomine. Il presidente della Biennale, manifestazione di prestigio internazionale, non può essere trattato alla stregua di un qualsiasi direttore marketing, figura che può essere individuata all’interno del Cda; e questo al di là della persona di Malgara. Galan adesso …

«Un governo di tutti o meglio il voto subito», intervista a Rosy Bindi di Vladimiro Frulletti

Primo questo Governo deve andare a casa, «perché oramai è ovvio che il problema non può diventare la soluzione». Poi o un governo con dentro tutti, dalla Lega all’Idv, di responsabilità nazionale nazionale per salvare l’Italia e magari rifare la legge elettorale. O meglio andare al voto. La vicepresidente della Camera Rosy Bindi ha fretta. Deve andare a presiedere la seduta di un’Aula dentro cui rimbalzano le notizie di un esecutivo oramai in rotta. Presidente, il governo è in caduta libera, almeno dal punto di vista politico. È un governo che in pratica non c’è più. Ma rischia di trascinare con sé anche l’Italia. Come se ne esce? «La via maestra sono le dimissioni del governo e le successive decisioni da parte del Presidente della Repubblica. Perché con questo governo non è più possibile procedere. Non ci sono più le condizioni per fare le scelte che servono all’Italia, che l’Europa ci chiede.Ormai è evidente che il governo è parte della crisi non può essere certo la soluzione della crisi». Le riforme che servono al Paese, …

Damiano: “Lo scalone Maroni è stato limato per evitare una situazione di ingiustizia”, di R.GI.

Lo “scalone” non è stato cancellato, ma addolcito in “gradini”, e l’età di pensionamento reale sta salendo. Pensare che quella riforma sia la causa dei problemi pensionistici d’Italia è ridicolo, e Sacconi lo sa». Cesare Damiano, lei come ministro del Lavoro di Prodi riformò lo «scalone» Maroni. Il suo successore, Maurizio Sacconi, accusa: quella riforma ci è costata 10 miliardi, e oggi l’Italia sarebbe a posto. «Sacconi dice una sciocchezza. Il costo relativo alla rettifica dello “scalone” nell’arco di ben dieci anni, tra il 2008 e il 2017 – è di 7,5 miliardi. Lo dice la Ragioneria. Gli altri 2,5 miliardi servivano per le pensioni dei lavori usuranti, misura attuata con tre anni di ritardo da questo governo. Quel costo peraltro era pienamente compensato da tagli interni al sistema pensionistico: razionalizzazione degli enti, aumento dell’aliquota dei parasubordinati, blocco della scala mobile delle pensioni “ricche”, taglio dei fondi speciali. Tutte misure compensate, frutto di un accordo con Cgil-Cisl-Uil e Confindustria». Ma senza la sua riforma, quei miliardi non li avremmo spesi… «Senza questa correzione dolce, avremmo …

"La coerenza negoziabile", di Luigi La Spina

In politica fare previsioni è sempre azzardato. Ma rispondere alla domanda che tutti si fanno, in queste ore, è davvero impossibile. Perché l’esistenza del governo è appesa non solo al filo della difficilissima intesa con la Lega sulle pensioni, ma alla credibilità delle promesse contenute nella lettera che il premier, oggi, si porta in tasca per presentarla al nuovo vertice europeo.Se l’accordo, o il mezzo accordo, proclamato ieri sera porterà solo aggiustamenti minimali e poco incisivi al nostro sistema previdenziale, la reazione dei nostri partner stranieri e, soprattutto, quella dei mercati finanziari potrebbe sopraffare il desiderio della coppia Berlusconi-Bossi di evitare, in questo momento, le elezioni anticipate. C’è un’unica scienza, invece, in grado di prevedere il futuro, almeno quello prossimo, con sufficiente attendibilità: la demografia. Una disciplina del tutto trascurata dai nostri politici, perché ha due caratteristiche molto scomode. Non consente quella flessibilità d’interpretazione che aiuta a giustificare le tesi più disparate e, soprattutto, le giravolte più spericolate. Ma ha un difetto, poi, davvero imperdonabile: si occupa, appunto, del futuro. Un tempo che proprio non …

Fassina, pensioni: la scusa della Lega

La lega difende parametri pensionistici che ha già approvato. Dica chiaramente il motivo del disaccordo e lasci in pace gli operai, che ha già penalizzato con la manovra economica. “E’ evidente che la Lega sta utilizzando la scusa di ulteriori interventi sulle pensioni per tentare di staccare la spina al governo Berlusconi. Qualcuno dovrebbe ricordare al ministro Bossi che la Lega ha giá approvato l’innalzamento dell’etá pensionabile a 67 anni, sia per gli uomini che per le donne, come ha giá approvato l’innalzamento dei requisiti per il pensionamento di anzianitá, sostanzialmente in linea con la Germania. L’Italia arriverá al pensionamento a 67 anni prima di quasi tutti gli altri Paesi europei, 10 anni prima della Germania. L’on Bossi non si faccia scudo degli operai del Nord per provare a smarcarsi dalla zavorra Berlusconi. La Lega, insieme a Sacconi e Tremonti, ha giá pesantemente colpito gli operai con il collegato lavoro, con l’art 8 della manovra di Ferragosto, con i brutali tagli ai servizi sociali delle regioni, province e comuni”. www.partitodemocratica.it

Il governo degli annunci è nel caos, l’Italia è appesa

Da Napolitano, parole sagge e opportune: “Compiere tutte le scelte necessarie per rendere più credibile il nostro impegno ad abbattere il debito e a rilanciare la crescita economica”. Letta: “l’Italia deve rispondere in modo adeguato alle richieste europee”. Dopo il nulla di fatto del Consiglio dei ministri di ieri sera, il caos sembra prevalere all’interno dell’esecutivo, che non regge più sotto la pressione dei ricatti e dei veti interni. Infatti mancano ormai 24 ore alla scadenza dell’ultimatum dell’Unione europea, al quale sembra che Berlusconi voglia rispondere con una dichiarazione di intenti e non con un provvedimento varato dal Consiglio dei Ministri. “Il governo – ha dichiarato Antonio Misiani, tesoriere e deputato del PD – come si è visto bene durante la giornata di ieri, con un susseguirsi di vertici e cene inconcludenti, non è più in grado di fare nulla, figuriamoci quello che serve davvero all’Italia per ripartire. La verità è che non sono minimamente in grado di fare in 3 giorni quello che non hanno fatto in 3 anni. La sorte dell’Italia – ha …