attualità

“L’infernale illusione delle armi”, di Adonis*

L’intervento americano in Siria nasce nell’illusione di una “guerra lampo”, di “colpi limitati, chirurgici, mirati”. Rischia invece di sfuggire di mano, di aizzare il conflitto e di ripetere il peccato mortale in cui sono scivolati sia l’opposizione armata sia il regime siriano. Potrebbe involontariamente trasformarsi in una forma di sterminio simile a quello dei nativi del
continente nordamericano.
Continente chiamato ora “Stati Uniti d’America ». O allo sterminio perpetrato dalla Turchia all’inizio del ventesimo secolo contro il popolo armeno e le altre minoranze storiche di cristiani, siriaci, caldei ed assiri. Infatti, l’operazione militare avviene in un contesto complesso, confuso, anzi, cieco.
1. Se si trattasse davvero di una questione umanitaria e di difesa dei diritti fondamentali degli arabi, il mandato di chi se ne fa carico dovrebbe estendersi al di là della sola Siria. L’America dovrebbe fare i conti con la violazione di quei diritti, sia da parte degli Stati arabi alleati, sia da parte del suo principale alleato Israele.
2. Il conflitto siriano si consuma in un clima caotico, ambiguo, ingarbugliato. È indispensabile considerarne la dimensione religiosa, prima di un intervento militare. Gli Stati Uniti conoscono il significato delle guerre di religione oggi ed è evidente che non entrano nel conflitto come arbitri imparziali, bensì come partecipanti. Schierarsi a tal punto serve forse al progresso o all’uomo e ai suoi diritti? Serve alla pace e alla libertà?
In realtà, l’America, con questo intervento, viola i diritti umani in nome della loro difesa. Qui non si tratta di difendere il regime che, ho detto e ribadisco, deve cambiare, ma di difendere la Siria dell’Alfabeto, della Storia antica, del popolo siriano e dei grandi principi umani.
3. Ricordiamoci che gli Stati Uniti nel 2003 hanno dichiarato guerra all’Iraq. Quali sono state le conseguenze per lo Stato iracheno? Che ne è delle centinaia di migliaia di vittime innocenti, dell’avvelenamento ambientale? E dove sono le armi di distruzione di massa? È probabile che molti dei perseguitati da Saddam Hussein ora rimpiangano il regime che non c’è più. Naturalmente quel regime doveva finire, ma con altri mezzi.
Gli Stati Uniti sanno (o forse no) che la storia arabo-islamica è intrisa di sangue fin dal primo Stato islamico. La maggior parte delle pagine di questa storia sono state scritte dai conflitti confessionali mescolati alla lotta per il potere. Alimentare questo conflitto e entrare a farne parte serve forse alla pace, alla giustizia, alla libertà e ai diritti umani?
Chi conosce la storia sa che le più lunghe mediazioni sono più corte di qualsiasi guerra. Parlare di una guerra lampo e di colpi limitati “chirurgici, mirati” è un’illusione fuorviante. Quando comincia una guerra, il campo, le sue trasformazioni, le sue sorprese ne decidono le sorti.
4. Gli Stati Uniti continuano a ignorare gli oppositori democratici pacifici siriani, nonostante questi siano numerosi sia dentro, sia fuori dalla Siria. L’America ascolta i gruppi che parlano di violenza e non ascolta gli esponenti dell’opposizione pacifica neppure per scoprire quel che hanno da dire, per capirne il punto di vista. Chissà: potrebbero avere soluzioni più umane e quindi più efficaci a causare meno vittime e distruzioni.
Il rifiuto di trattare con l’opposizione pacifica è sorprendente, e io chiedo al presidente Obama, non come presidente ma come uomo di pensiero, se egli rispetta davvero una rivominare
luzione nazionale i cui leader – come nel caso dell’opposizione all’estero sostenuta dall’America – chiedono un intervento militare di forze straniere per colpire il proprio Paese e consegnarlo
loro.
Fin dall’antichità, il pensiero e i valori attinenti alla guerra e al combattimento– cioè uccidere – non si sono evoluti. La guerra è ancora considerata una pozione magica per risolvere i problemi e registrare gesta eroiche. La guerra si combatte e così si uccide anche per la pace. Uccidere! Questa è la cura magica per tutti.
Come è assetata di sangue la pace!
L’antica saggezza araba dice “curami con ciò che ha causato il male”: è una saggezza fatale in guerra. Ma com’è contorta una logica che scivola verso quella attrazione demoniaca: la guerra! Forse diremo anche: com’è assetata di sangue la giustizia.
Per esempio, il presidente Obama, nonostante le sue buone intenzioni, è riuscito a controllare
l’uso delle armi in America? Le armi sono diventate parte della tradizione americana moderna.
Infatti, come dice un nostro adagio, “la gente segue la religione del suo re”. Uccidere non è forse diventato un “mito” dei nostri tempi (innanzitutto in America), non soltanto nei film, ma nella vita quotidiana?
5. Sembra quindi che il pensiero umano riguardo alla soluzione dei conflitti non si sia evoluto. Annientare le parti in lotta è ancora la via concretamente seguita per spianare i contrasti. Non v’è stato alcun progresso, tranne lo sviluppo delle armi e la loro capacità sempre maggiore di distruggere e avvelenare il pianeta Terra, nostra unica casa. Le armi si sono enormemente evolute. Ancora le definizioni di eroismo più raffinate e onorevoli hanno nomi riferiti all’uccisione e al combattimento, non alla saggezza e alla virtù del dialogo, alla creazione di soluzioni pacifiche e alla salvezza degli uomini e della loro sacra Terra.
Più un guerriero è “campione” nelle arti di uccidere, più è coperto di gloria e di medaglie e entra nella storia.
L’America ricordi, e lo ricordino i suoi alleati, che ha dichiarato guerra all’Iraq per eli-
il presidente baathista e la sua squadra al governo: ma, così facendo, ha fomentato il conflitto confessionale (che ancora provoca morti quotidianamente), conflitto che ha sconvolto gli equilibri e le intese religiose in una direzione che fa comodo al suo nuovo antagonista (l’Iran) e che contraddice gli interessi degli alleati. I calcoli della guerra spesso non producono i risultati voluti da chi la dichiara.
Ricordi l’America, e lo ricordi il presidente venuto in nome della pace e della concordia, che la guerra che non uccide innocenti non esiste nella storia. Quanti innocenti hanno ucciso quei colpi limitati, programmati, chirurgici inferti in Iraq o contro al Qaida in Afghanistan?
Il discorso utopistico non cambia la realtà infernale.
6. Quindi domando al presidente Obama “ambasciatore” di esperienze storiche amare, non soltanto vittoriose, portatore di promesse a favore dei diseredati, come farà a combattere in nome della giustizia e della pace in Siria senza vedere, allo stesso tempo, l’aggressione storica quotidiana contro i palestinesi, la terra palestinese e contro le leggi e il diritto internazionale? Non vede Obama la violazione dei diritti umani nei Paesi suoi alleati?
Preferire un’azione militare contro la Siria anziché un negoziato politico a Ginevra favorisce una soluzione di forza e fa cadere il principio che dovrebbe essere adottato, in base alle regole delle Nazioni Unite, tramite il Consiglio di sicurezza. Anzi, è l’affermazione del principio delle soluzioni militari.
L’opzione bellica è il peccato mortale in cui sono scivolati sia l’opposizione armata, sia il regime siriano.
La verità è che i grandi Stati, e per primi gli Stati Uniti, benedicono e promuovono la scelta militare, ignorano l’esistenza dell’opposizione democratica pacifica siriana o non la prendono neppure in considerazione, mentre sostenendo l’opposizione armata si invischiano in un ginepraio militare.
7. È comprensibile che l’America difenda alcuni regimi arabi, in quanto Paesi di importanza vitale per le risorse energetiche. Però, come comprendere che la grande nazione americana accetti, e faccia propri, i progetti di regimi tribali, familiari, sempre pronti a combattere con le armi chiunque sia considerato un nemico? Come può l’America accettare di essere a fianco di questi regimi nelle loro guerre?
Così facendo l’America apparirà parte del gioco politico, tribale, confessionale in Medio Oriente: complice fondamentale nell’ostacolarne la liberazione, nell’impedire la costruzione di una società moderna, di un uomo moderno, di una cultura moderna. In altre parole, la più importante forza mondiale verrà considerata come il paese che fonda e difende tirannia e schiavitù, intento a proteggere i regimi che su tirannia e schiavitù si reggono, a cominciare dai regimi arabi islamici. Se non ne prendono coscienza, gli Stati Uniti diventeranno uno strumento al servizio dei tiranni in Medio
Oriente.
*L’autore, considerato il massimo poeta arabo contemporaneo, è candidato al Nobel. Vive a Parigi, esule dalla Siria dagli Anni Cinquanta (traduzione dall’arabo di Fawzi Al Delmi

La Repubblica 05.09.13