Giorno: 6 Settembre 2013

“I misteri della terra che trema”, di Fabio Tonacci

Qualcosa sta cambiando nelle profondità della terra, proprio sotto la penisola. L’Italia trema di più, trema più forte. Quest’estate, dal 21 giugno al 4 settembre, i sismografi hanno registrato ben 7116 terremoti. Un record, più del doppio rispetto allo stesso periodo del 2012. Vuol dire che ogni giorno ci sono state in media quasi cento scosse: 94,88 a voler essere precisi. E questo rende l’estate del 2013 la più “movimentata” degli ultimi dieci anni, anche più di quella del 2009 che si portava dietro gli effetti del tremendo sisma dell’Aquila del 6 aprile. Non è un caso, è una tendenza. I piccoli terremoti crescono, aumentano di numero e di intensità. Perché qualcosa sta cambiando nella crosta terrestre sotto di noi. Sì, ma cosa? La rete di osservazione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, che ha strumenti piazzati in trecento punti sul territorio, rileva ogni movimento di placche, dai più piccoli spostamenti di magnitudo 0.4, impercettibili per gli esseri umani, ai grandi eventi superiori al quarto grado della scala Richter. Come i tre che hanno terrorizzato …

“Compito in classe dalla A alla Z: l’alfabeto del nuovo anno scolastico”, di Salvo Intravaia

A come ATA. Il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) precario, da un anno a questa parte, sta vivendo in una sorta di purgatorio: le loro assunzioni vengono bloccate o dilazionate nel tempo perché il loro destino è legato a quello degli insegnanti Inidonei per motivi di salute. Il governo Monti, con la Spending review, ha declassato questi ultimi al rango di Ata, ma la cosa non è andata giù ai 3mila insegnanti che, dopo decenni di onorata carriera, si sono ritrovati fuori dalla classe perché la loro salute non li accompagna più. Adesso, il governo delle larghe intese sta cercando di trovare una soluzione al declassamento degli inidonei. In questo caso, si sbloccherebbero alcune migliaia di posti accantonati per accogliere gli inidonei. Ma, in attesa di trovare la copertura finanziaria per riportare al ruolo di insegnante maestri e prof in difficoltà, è tutto bloccato. B come Bes. Bes sta per Bisogni educativi speciali ed è l’ennesimo acronimo che ritroveremo nelle discussioni scolastiche nei prossimi anni. L’anno scorso, il ministro dell’Istruzione pubblicò due documenti che …

Ghizzoni: “L’esclusione dei docenti ‘Quota 96’ è uno schiaffo al riconoscimento di un diritto”, di Silvia Colangeli

L`esclusione della ‘Quota 96’ dal Decreto Scuola rappresenta un vulnus per la credibilità del Pd che alla soluzione del problema ha dato pieno avvallo politico. Un anno e mezzo di battaglia vanificato. Questa decisione è uno schiaffo per chi chiedeva il riconoscimento di un diritto». La delusione di Manuela Ghizzoni, Vice-presidente Pd della Commissione Cultura alla Camera, è ancora viva ventiquattr`ore dopo la notizia dell`esclusione dei 9 mila insegnanti (stima dell`Inps) che non potranno andare in pensione a causa della Riforma Pomero. «Questa riforma – continua non ha riconosciuto le specificità del mondo della scuola, l`unico comparto in cui si va in pensione solo il primo settembre, non ci sono altre finestre d`uscita. L`altro errore è stato l`approvazione dello scalone enorme che non ha tenuto conto delle persone che avrebbero risentito dei suoi effetti. La correzione era contenuta nel programma di questo governo. Il pensionamento di queste persone avrebbe certamente aiutato l`operazione tentata dal, ministro dell`Istruzione Carrozza di ringiovanire il corpo docente». Gli insegnanti protesteranno lunedì a Roma davanti alla sede del suo partito. Come …

“Per rilanciare gli investimenti”, di Silvano Andriani

L’Accordo definitivo a Genova fra COnfindustria e Sindacati rappresenta un evento eccezionale anche se non improvviso. Eccezionale non solo in quanto esplicita una convergenza che non riguarda un singolo aspetto della politica economica o del sistema contrattuale, ma l’intera visio- ne della fuoriuscita dalla crisi dell’Italia, ed anche perché realizza una sorta di concertazione dal basso in mancanza di una iniziativa del governo. Viene naturale confrontare questa realtà con l’unica esperienza di programmazione concertata tentata all’inizio degli anni Sessanta in Italia e la differenza salta agli occhi. Allora l’iniziativa di convocare le parti sociali fu del governo e quell’esperienza fu preceduta – basta ricordare il «Piano del lavoro» della Cgil ed il «Piano Vanoni» – ed accompagnata da un intenso ed elevato dibattito che coinvolse l’intero mondo politico: la relazione di Aldo Moro al congresso di Napoli della Dc, la nota aggiuntiva al Bilancio dello Stato di Ugo La Malfa, le elaborazioni sulle riforme di struttura di Riccardo Lombardi per citare alcuni momenti salienti. Quell’iniziativa andò incontro alla sostanziale diffidenza della Confindustria rispetto all’idea stessa …

“Paola, morta per difendere lo Stato”, di Marco Bucciantini

Adesso si valutano i problemi, si cercano soluzioni. Si riuniscono i responsabili del governo e della polizia. Entrano in campo le maiuscole. Adesso succede. Come se un motore invisibile avesse cominciato a girare. Adesso che Paola è morta ammazzata, ventotto coltellate conficcate su questa madre sacrificata in una guerra quotidiana, difficile, silenziosa, fondamentale per la tenuta di un territorio, per dare senso a quell’espressione di comunità che non si mantiene da sola, non cresce spontanea come i capperi sui muri. Va coltivata, ovunque. Paola Labriola era una di questi contadini che seminano il nostro Paese. Faceva un lavoro di frontiera, perché si misurava con i margini dell’umanità, con i limiti dell’umanità. Cercava – con i colleghi – di «includere» in questa comunità anche chi vive ammorbato dai disagi psichici, chi si è chiamato fuori dalla vita, chi la confonde e la imbroglia con le droghe. Ogni giorno, ogni ora, ogni momento Paola lavorava un passo di qua dalla sottile linea rossa, nella struttura che accoglieva il disagio psichico e sociale. Com’è finita è cronaca dell’altroieri: …

“Battaglia finale”, di Massimo Giannini

Prima o poi doveva succedere. Il bipolarismo propiziato dal ventennio berlusconiano ha assunto un profilo “psichico” più che politico. Destabilizzato dalla condanna in Cassazione e dalla mancata “pacificazione”, per lui unico movente che giustifica le Larghe Intese, il Cavaliere alterna i giorni dell’ira a quelli della paura. La sera siede a tavola con la pitonessa Santanchè e annuncia la crisi. La mattina siede sul divano con il barboncino Dudù e si rimangia tutto. Così non si può andare avanti. E dunque, a tre giorni da un 9 settembre italiano che la destra tinge con i colori dell’Apocalisse, è fatale che il presidente della Repubblica sia costretto a riscendere in campo. Per presidiare ancora una volta le istituzioni. E per inchiodare Berlusconi alle sue responsabilità. Non solo verso il governo, ma verso il Paese. a nota diffusa da Giorgio Napolitano è un tentativo estremo, forse l’ultimo, per evitare una rottura finora solo possibile, ma a questo punto sempre più probabile. Il fatto stesso che il Capo dello Stato abbia dovuto compiere un atto politicamente così impegnativo …

“Ciò che il Cav vuole fermare ad ogni costo”, di Michele Prospero

Legittimità contro legalità è questa l’ultima battaglia che Berlusconi intende affrontare per non soccombere, riconoscendo una buona volta il fatto compiuto. La storia politica moderna è del resto piena di un contrasto, ora soltanto ac- cennato altre volte più esplicito e irri- ducibile, tra le forme e la sostanza, tra i poteri separati e la potenza effet- tuale che si sprigiona nello scontro tra gli attori della società.È racchiuso in questa inesauribile polarità tra il legale e il legittimo il cuore del politico, esplorato a fondo con la lente di Machiavelli. Se il Cavaliere ritiene che le forze fedeli di cui ancora dispone siano in possesso di una soverchiante superiorità strategica, allora il suo sfrontato tentativo di rompere la prigionia delle forme può avere persino un senso. Tentare l’operazione di forza può essere un rischio calcolato quando le risorse del numero e le fortezze rimaste amiche assistono il prode condottiero. Se però le truppe della legittimazione, che dovrebbero garantirgli la meglio sulla tirannia della forma, sono sfiancate ed esauste, assai meglio sarebbe per Berlusconi rinunciare …