Giorno: 2 Settembre 2013

“La barzelletta del lampione spiega la crisi”, di Jean-Paul Fitoussi

Viviamo in tempi irragionevoli, nei quali la più grande miseria vive accanto alla più grande ricchezza e ciascun Paese è un modello in scala del mondo, diviso in diversi livelli di povertà. Una parte della popolazione dei Paesi sviluppati, ancora piccola ma crescente, è in pericolo. Trova difficile accedere alla sanità e dipende dalla carità altrui per nutrirsi, vestirsi o dormire. Il numero di lavoratori poveri continua ad aumentare: vivono in auto, oppure occupano alloggi malsani. Significa che i nostri sistemi non sono più in grado di garantire la sopravvivenza di tutta la popolazione? […] È dunque tutto irragionevole quel che accade al mondo oggi: il livello di disuguaglianza e quello di disoccupazione, la massa delle carriere interrotte, il numero incredibile di persone che non riescono nemmeno ad avviarne una o di quanti si arenano a qualche anno dalla pensione, l’enormità delle fortune accumulate, l’oscenità di alcune remunerazioni, l’insicurezza generalizzata che regna nei Paesi ricchi. Siamo diventati più egoisti, o ci siamo abituati a questa evoluzione del nostro ambiente avendo perso la speranza di poterlo …

“Il male italiano: la disoccupazione di lunga durata”, di Carlo Buttaroni

Dall’inizio della crisi finanziaria, solo la Germania, tra le grandi economie europee, è riuscita a recuperare il ritardo accumulato nelle fasi peggiori della recessione. Per l’Italia, la variazione cumulata del Pil è particolarmente negativa (tre volte peggiore della media europea) e la ripresa che si preannuncia con il miglioramento di alcuni parametri appare troppo debole per far sperare in un recupero, in tempi brevi, dei livelli economici precedenti alla crisi. È come se la recessione avesse fatto fare al nostro Paese un salto indietro di dieci anni e servirebbe una dinamicità che, al momento, non abbiamo per tornare ai livelli pre-crisi. Nonostante il forte impatto sull’economia reale e le scarse capacità di recupero nelle fasi successive ai picchi recessivi, gli effetti dei cicli economici sui livelli occupazionali sono stati più contenuti rispetto a quanto fosse lecito attendersi, soprattutto nella prima fase della crisi. Se il ciclo dell’occupazione, infatti, avesse seguito le variazioni del PIL, tra il 2009 e il 2010 avremmo avuto uno shock negativo peggiore, con una perdita tre volte superiore a quella che …

La meritocrazia delle “mezze maniche”, di Bruno Ugolini

C’è stata una discreta discussione attorno alle recenti decisioni del Governo sull’annoso tema dei precari pubblici. Ovverosia di quella miriade di donne e uomini che ogni giorno, magari da anni, vestono i panni di chi sta dietro uno sportello facendo i conti con l’ira quotidiana dell’anti-Stato, oppure con chi veste la divisa del vigile del fuoco o dell’infermiere o dell’insegnante. I prestatori di servizi essenziali chiamati dallo Stato imprenditore ad agevolare le nostre vite stressate. Ma lasciati alla balia degli eventi, senza un contratto stabile. Ora sarebbe suonata la campana dell’addio a tale condizione ingiusta che a volte può anche riflettersi nella prestazione di lavoro, con danni per i cittadini. Ma è stata davvero una svolta quella promossa dal «governo di necessità»? Intanto i dati apparsi dicono che gli interessati al grande rientro nella normalità saranno una minoranza. La segretaria della Cgil, Susanna Camusso, ha spiegato come per diverse ragioni non si tratti di una soluzione capace di coinvolgere i 150mila precari pubblici. C’è però anche chi grida allo scandalo per le concessioni fatte almeno …

“Chi crede ai trucchi del Cavaliere”, di Curzio Maltese

La minaccia di far cadere il governo era un bluff, come prevedibile, ed è durato ancora meno del previsto. Berlusconi in persona ha dato il contrordine, falchi e colombe sono rientrati nel pollaio. È andata male. Qualcuno del resto poteva credere che si facesse sul serio? La permanenza del governo Letta è l’unico salvacondotto possibile rimasto a Berlusconi. Un’ancora alla quale si è aggrappato con forza. Le ipotesi alternative sarebbero state una follia. Da un lato, c’era la prospettiva di un Letta bis senza i voti decisivi del Cavaliere. Dall’altro, l’avventura di elezioni anticipate in autunno, che sarebbero state drammatiche per il Paese e probabilmente catastrofiche per il centrodestra. In entrambi i casi, per Berlusconi avrebbe significato la condanna all’irrilevanza politica. Come sempre, ha scelto la soluzione migliore per i propri interessi. Non senza aver inflitto al Paese l’ennesimo trucco. Per settimane i media sono corsi dietro al bestiario di falchi e colombe e pitonesse, prima di rendersi conto che era il solito teatrino di cortigiani dove il padrone passa ogni tanto a distribuire le …

“Dietro il caos in Siria l’ombra dell’Iraq e i regni dell’oro nero”, di Gilles Kepel

La cronaca di un attacco annunciato contro la Siria di Bashar al-Assad coincide più o meno con il dodicesimo anniversario dell’11 settembre. L’ostentata volontà franco-americana di bombardare un Medio Oriente in cui si moltiplicano le spaccature dopo le rivoluzioni del 2011 non è che l’ultima replica del big bang che ha aperto il XXI secolo. Ma le esplosioni ricorrenti del vulcano arabo liberano delle forze irreprimibili, protagoniste impreviste del mondo di domani. Le rivoluzioni arabe sono in primo luogo il prodotto della decomposizione di un sistema politico concepito per resistere alla paura della proliferazione terroristica dopo la «doppia razzia benedetta su New York e Washington» perpetrata da bin Laden e dai suoi accoliti. Contro Al Qaeda, avevamo eretto un baluardo di regimi autoritari e corrotti, ma dotati di servizi di sicurezza efficienti. L’esigenza della democrazia era stata sacrificata sull’altare della dittatura, ma Ben Ali, Mubarak, Gheddafi e altri come Ali Saleh, non sono stati altro che dei despoti patetici che hanno cristallizzato contro se stessi il malcontento popolare, portando a delle rivoluzioni che sono dilagate …