Giorno: 15 Settembre 2013

«Controllo e possesso di lei. Così nasce il femminicidio», di Jolanda Buffalini

Linda Laura Sabbadini ha ricevuto, ieri, nel teatro settecentesco di Montalcino, il premio internazionale Casato Prime donne 2013 per «l’azione concreta contro la violenza sulle donne». Linda Laura Sabbadini è direttore del dipartimento di statistiche sociali e ambientali dell’Istat ed è stata lei, insieme ad un gruppo di ricercatrici, dell’Istat a mettere a punto la metodologia statistica che ha fatto emergere i dati choc sulla violenza che si consuma dentro e fuori le mura domestiche e che, nella stragrande maggioranza dei casi (96,3%), non viene denunciata. Secondo l’indagine realizzata nel 2006 sono 6,7 milioni le donne che in Italia hanno subito violenza fisica o sessuale, si arriva a 10 milioni se si aggiungono le violenze psicologiche. Linda Sabbadini ha portato la sua esperienza alle Nazioni Unite, dove sono state elaborate, le linee guida mondiali. Come siete riusciti a far emergere un fenomeno nascosto di tale portata? Ci sono voluti 4 anni di sperimentazioni. La cosa più importante, che abbiamo compreso è come fare le domande. La violenza non è riconosciuta come tale, solo il 7% …

“I cambiamenti necessari”, di Claudio Sardo

Il Governo Letta ha molte zavorre: è frenato dai ricatti del Pdl (come quello sull’Imu), è trattato con freddezza da parte del popolo di centrosinistra, ha margini esigui di manovra nel bilancio dello Stato, è condizionato dalla precarietà che Berlusconi ha imposto dopo la condanna. Eppure il governo Letta ha nel dna importanti obiettivi di cambiamento: o sarà in grado di realizzarli, o morirà. I cambiamenti connaturati alla missione del governo sono tre. Il primo: agganciare la ripresa europea, apportando le prime correzioni di rotta alle politiche economiche perseguite in questi anni scellerati. Non ci sarà vera ripresa – almeno sul piano sociale – finché non tornerà a crescere l’occupazione. Non basterà qualche decimale di punto del Pil. E non basterà neppure giocare la partita interna sulla legge di Stabilità. L’impegno di rispettare il vincolo del deficit al 3%, come spiega Paolo Guerrieri nel suo articolo di oggi, ha senso solo se è accompagnato da investimenti strutturali per lo sviluppo e per il lavoro, concordati con l’Unione europea e svincolati dai parametri di Maastricht. Solo …

Riva, i PM contro l’azienda: “non c’è divieto d’uso dei beni”, di Laura Matteucci

Una nota della Procura di Taranto sconfessa la posizione del gruppo Domani mobilitazione unitaria. La serrata costa almeno 2,4 miliardi. Mentre i sindacati spingono per il commissariamento del gruppo e per un decreto, chiedendo la riapertura degli stabilimenti, la Procura di Taranto fornisce la propria chiave di lettura su quello che sta accadendo al gruppo Riva Acciai. Il provvedimento di sequestro nei confronti di 13 società collegate al gruppo, eseguito dalla Guardia di Finanza di Taranto mercoledì scorso, «non prevede alcun divieto di uso» dei beni aziendali sequestrati – dice una nota del procuratore Franco Sebastio. In altre parole, i sequestri «non pregiudicano l’attività produttiva», e peraltro «il custode-amministratore » nominato dall’autorità giudiziaria «è autorizzato ex lege a gestire eventuali necessità di ordine finanziario ». Una risposta che rimanda ufficialmente al mittente, cioè ai vertici di Riva, le accuse di aver causato la fermata degli impianti, come fosse un atto dovuto dopo il provvedimento giudiziario. Se il gruppo ha deciso di chiudere sette forni elettrici dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto (nelle province di Cuneo, …

“Un piano per il lavoro o non ci sarà ripresa”, di Fluvio Fammoni

La notizia del superamento del numero di novemilioni di persone che vivono nell’area del disagio e della sofferenza occupazionale, frutto di una recente ricerca dell’Associazione Bruno Trentin, per un giorno ha bucato l’indifferenza sulla condizione del lavoro. Non poteva purtroppo essere altrimenti poiché si tratta di un dato gravissimo che conferma la drammaticità del problema lavoro e ribadisce, nonostante l’ottimismo di maniera che inizia a circolare, come la crisi stia ancora producendo effetti fortemente negativi. Ma poi tutta l’attenzione è sparita, inghiottita dalla vicenda di Berlusconi, secondo una «gerarchia della notizia» assolutamente non condivisibile ma seguita ormai da gran parte del sistema di informazione italiano. Altri aspetti della ricerca, meno pubblicizzati ma non meno importanti, dimostrano il progressivo deterioramento del mercato del lavoro italiano. Per il quinto anno consecutivo la Cassa integrazione supererà il miliardo di ore autorizzate (complessivamente si tratta circa della stessa quantità di ore autorizzata nei 20 anni precedenti alla crisi) e contemporaneamente crescono le richieste di indennità di disoccupazione; ma molte persone, finito il periodo di durata dell’indennità (la disoccupazione di …

“Il grande crac Lehman non ha insegnato nulla”, di Federico Rampini

Che fine ha fatto Richard Fuld? Sta bene, grazie. The Gorilla, così lo chiamavano per la sua aggressività. Dopo essere stato un simbolo dell’arroganza di Wall Street, cinque anni fa il chief executive di Lehman Brothers fu costretto a dichiarare bancarotta. Lunedì 15 settembre 2008 resta «una data segnata dall’infamia», come Roosevelt definì Pearl Harbor. Davvero una Pearl Harbor economica: cinque anni fa si mise in moto la concatenazione di catastrofi che hanno sprofondato l’America e l’Europa nella più grave crisi dopo la Grande Depressione. Se qualcuno pensa che Fuld abbia pagato personalmente, deve ricredersi. L’ex numero uno di Lehman continua a fare affari a Wall Street. A capo della sua società Matrix Advisors, guadagna laute commissioni dando agli investitori i suoi consigli sulle strategie per arricchirsi, e perfino sulla «gestione del rischio». Le scene dei dipendenti di Lehman che cinque anni fa uscivano mestamente dal palazzo della banca, con gli scatoloni di cartone in cui avevano messo in fretta e furia gli effetti personali, illustrano il destino dei bancari, non dei banchieri. In decine …

“L’incubo del franco tiratore”, di Goffredo De Marchis

Rendere palese il voto segreto. Non con una nuova legge e la modifica dei regolamenti ma con un trucco. Bastano una mano, la sinistra; un dito, l’indice e un gruppo di fotografi compiacenti. UÒ essere questa la strada scelta dal Partito democratico per affrontare il giorno chiave della legislatura, quando la decadenza di Silvio Berlusconi arriverà nell’aula del Senato e ci sarà il voto decisivo per espellerlo dal Parlamento. L’appuntamento è lontano, preceduto dal voto della giunta mercoledì. Intorno al 10 ottobre secondo i calcoli degli esperti, ma il Pd ha cominciato a discuterne. Perché il clima nelle feste democratiche sparse per l’Italia è «brutto, brutto davvero », rivela Miguel Gotor, ex spin doctor di Bersani e senatore alla prima legislatura. Pesa la maledizione dei 101 franchi tiratori che affossarono Prodi. Un peccato mortale che i militanti non perdonano. Continuano a chiedere ai dirigenti del Pdl i nomi, la testa dei traditori. E temono che la catastrofe possa ripetersi, in termini ancora più drammatici visto che in ballo c’è la sorte dell’avversario ventennale. Il “trucco …