Giorno: 14 Settembre 2013

“Calano gli aborti aumentano gli obiettori”, di Pino Stoppan

È stata trasmessa ieri al Parlamento la relazione annua- le sull’attuazione della legge 194/78, sulla tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (Ivg), che presenta i dati preliminari relativi al 2012 e quelli definitivi del 2011. Nella relazione ancora una volta viene confermato il trend de- gli anni precedenti: una diminuzione delle interruzioni volontarie di gravi- danza secondo tutti gli indicatori. I dati preliminari indicano che nel 2012 sono state effettuate 105.968 Ivg, con un calo del 4,9% rispetto al dato definitivo del 2011 (111.415 casi) e un decremento del 54.9% rispetto al 1982, anno in cui si è registrato il più alto ricorso all’Ivg: allora furono 234.801 casi. Il tasso di abortività (numero delle Ivg per 1000 donne in età feconda tra 15-49 anni), l’indicatore più accurato per una corretta valutazione del- la tendenza al ricorso all’Igv, nel 2012 è risultato pari a 7,8 per 1.000, con un decrementi simili al dato generale. «Per la prima volta – ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin – è stato avviato un …

Fossoli, Bray ha offerto maggiore presenza dello Stato nel campo

On. Ghizzoni “Una visita interessata e con prescrizioni operative per il futuro del campo”. Una visita interessata e operativa. Il ministro per i Beni e le attività culturali Massimo Bray, in mattinata, ha fatto tappa all’ex campo di transito e smistamento di Fossoli e ha preso con i vertici della Fondazione una serie di impegni. “E’ stato lui stesso a suggerire una maggiore presenza dello Stato nella gestione del campo – racconta la parlamentare Pd Manuela Ghizzoni – e si è mostrato molto interessato a conoscere gli esiti di una ricerca scientifica che stiamo portando avanti con le Università di Bologna e Venezia su come preservare luoghi simbolici, ma ammalorati e su quale siano le migliori modalità per “fare memoria” nel nostro Paese”. Bray tornerà a Carpi già l’8 dicembre prossimo in occasione della fine dei lavori di ristrutturazione del Museo monumento al deportato. Il ministro per i Beni e le attività culturali Massimo Bray, nella mattinata di sabato 14 settembre, ha visitato l’ex campo di transito e smistamento di Fossoli, insieme al sindaco di …

“Sostenibilità e innovazione, lo Stato difenda la siderurgia ” di Enrico Ceccotti

L’annunciata chiusura degli impianti siderurgici del gruppo Riva pone ancora una volta il problema della mancanza di una visione strategica di politica industriale. Si continua a procedere, con una certa timidezza da parte della sinistra, a interventi pubblici caso per caso senza una visione unitaria. È duro a morire il concetto che l’intervento pubblico va fatto solo in mancanza della capacità di autoregolamentazione del mercato. Non si può continuare ad avere un Paese industrializzato senza avere un’adeguata filiera siderurgica. La siderurgia lasciata solo al mercato e ai processi di globalizzazione determinerà le allocazioni produttive fuori del nostro Paese e dell’Europa. È sempre più necessario un intervento per evitare che ciò avvenga. Se non si risolvono i problemi di sostenibilità finanziaria e ambientale, con adeguati investimenti in ricerca, innovazione e favorendo sinergie tra le varie fasi del ciclo di produzione e gli operatori presenti in Italia, inevitabilmente assisteremo alla progressiva scomparsa della nostra siderurgia. Sarebbe un notevole danno strategico e economico per l’Italia. Gli altri Stati stanno intervenendo per difendere e sviluppare le loro industrie di …

“Le parole della democrazia”, di Michele Ciliberto

Esiste, come è noto, quella che si potrebbe chiamare una superstizione delle parole. Delio Cantimori, uno dei maggiori storici italiani, parlava addirittura di un «bonapartismo» delle parole, per indicare l’uso eccessivo e improprio di termini che hanno senso solo se sono usati nel loro ambito di riferimento. In questo caso intendo però alludere alla moda, oggi diffusissima, di usare alcune parole come una sorta di totem, quasi «figure» religiose rispetto alle quali l’unico atteggiamento possibile è quello dell’accettazione incondizionata e della condivisione reverente. È una sorta di monolinguismo autoritario, accentuato e propagandato dai media, su cui varrebbe la pena di fare una riflessione perché ha a che fare con la democrazia, come sempre accade quando si tratta di questioni di parole, di linguaggio. Fino a poco tempo fa la parola-totem era «necessità», quando si parlava della situazione italiana e del governo di «larghe intese». In Italia non erano possibili altre strade: questo e solo questo richiedeva la crisi, questo e solo questo richiedeva l’Europa. Aprire il campo ad altre opzioni sarebbe stato solo segno di …

“Giornali e potere nell’era di internet”, di Giovanni Valentini

Non solo il giornale di carta ha attraversato con poche modifiche le varie “svolte di sistema” che si sono susseguite dagli anni novanta dell’Ottocento in poi, ma ha prestato forme, professionalità, stili, a cinema e radio, fotografia e televisione; e anche a Internet. (da “Il secolo dei media” di Peppino Ortoleva – Il Saggiatore, 2009 – pag. 264) Nel suo anatema mediatico contro i giornali, il guru del Movimento 5 Stelle, Gianroberto Casaleggio, è arrivato a definirli in blocco “strumenti del potere”, come ha sentenziato recentemente al workshop Ambrosetti di Cernobbio. Tutti i giornali, senza distinzioni? E sempre, senza alcuna eccezione? Si tratta, evidentemente, di una generalizzazione tanto grossolana quanto inaccettabile. Non c’è dubbio che spesso, in Italia e nel resto del mondo, i giornali si lasciano strumentalizzare — inconsapevolmente o meno — dal potere politico, economico, pubblicitario. E a volte, anzi, diventano essi stessi strumenti di potere, nel senso che vengono utilizzati dagli editori o anche dai giornalisti a fini personali o di parte. Ma condannare tutta insieme la carta stampata significa fare torto …

“Il prezzo della cattiva politica”, di Franco Bruni

Anche chi giudica positiva l’azione del governo ne vede i limiti e le precarietà, per le frequenti minacce, di pessima qualità, con cui i partiti ne ostacolano l’azione. Lo ha detto lo stesso Letta ieri a Torino: non è vero «che non stiamo facendo niente», facciamo la «fatica di tenere insieme le istituzioni», prendiamo decisioni che «non sono elementi rivoluzionari ma cambiamenti di tendenza». Se vogliamo un governo che cambi alla radice il Paese, come sarebbe necessario, deve mutare il terreno politico che supporta l’esecutivo. Di solito in democrazia questo si fa andando a elezioni. Molti si domandano perché non ci andiamo, magari fra qualche mese per fare la Legge di Stabilità e ritentare una riforma elettorale. La domanda fa capolino anche fra chi tifa per Letta e digerisce bene l’idea di «larghe intese». Ma sembra che l’economia, con le sue urgenze nazionali e internazionali, non ci permetta crisi di governo e urne. Per affrontare il problema politico pagheremmo un eccessivo costo economico. Come economista mi chiedo se questo è vero. Al momento mi rispondo …

“La stanchezza dell’America”, di Timothy Garton Ash

Si è mai visto nella storia americana un discorso alla nazione più insolito di questo ultimo? Il presidente Obama ha informato gli americani che il voto del Congresso sull’intervento militare in Siria è rinviato. Con il tono maestoso e solenne adeguato ad una dichiarazione di guerra, Obama ha motivato la sua decisione con il fatto che la Russia sta portando avanti un’iniziativa diplomatica che potrebbe — il condizionale è d’obbligo — porre le armi chimiche siriane sotto il controllo della comunità internazionale. Non è stato esattamente un discorso a livello di quello di Lincoln a Gettysburg. La via di Damasco sarà ancora costellata di svolte ma le vicende politiche delle ultime settimane dopo l’uso criminale di armi chimiche in Siria il 21 agosto sono già molto rivelatrici. Innanzitutto ci dicono quello che lo stesso Obama ha riconosciuto nel suo discorso in tv, citando le parole di un veterano che gli ha scritto: “Questa nazione è stanca e nauseata dalla guerra”. È vero, negli Stati Uniti, come in Europa, sul dibattito circa l’intervento in Siria pesa …