attualità, università | ricerca

“Il pasticcio dei test per l’università da Pavia a Messina prove da rifare”, di Corrado Zunino

Ci sono già quattro test per l’ingresso nelle facoltà a numero chiuso sospesi al quarto giorno di prove. Il ministero per l’Istruzione ormai da anni non riesce più a organizzare un concorso pubblico senza errori, contestazioni, ricorsi (spesso persi). E, in particolare, dopo i 250 esposti ai Tar d’Italia inviati nella scorsa stagione sulle prove d’accesso alle università (sempre più facoltà utilizzano selezioni basate su test a risposta multipla), la stagione 2013-2014 si apre nuovamente nel caos. Ieri la Facoltà di professioni sanitarie di Pavia, ventiquattr’ore dopo l’esame, ha comunicato: “Prova annullata”. L’azienda esterna a cui l’ateneo aveva commissionato la produzione dei test aveva confezionato un clamoroso errore: le risposte possibili (tra cui il candidato avrebbe dovuto sceglierne una) erano quattro invece che cinque (come richiesto dal bando pubblico). L’università non poteva che appallottolare i test di 1464 studenti e buttarli nel cestino.
Il giorno prima, 4 settembre, un altro sfondone era stato offerto – sempre da una azienda esterna non controllata dai funzionari accademici – alla facoltà di professioni sanitarie dell’Università di Parma. Sui fogli consegnati agli studenti ad alcune domande non corrispondevano le risposte possibili: non c’era la minima congruenza tra il quesito e le sue soluzioni. “Impaginazione errata”, ha messo a verbale il preside di facoltà e altri 1316 aspiranti infermieri e logopedisti hanno visto annullare i loro compiti. La prova si dovrà ripetere. Così a Messina, Farmacia e Chimica: errori nella somministrazione dei test. Alla Sapienza di Roma in due aule le domande delle prove di ammissione a Biologia erano state scambiate con quelle di Psicologia, la prova non è stata rimandata ma ritardata di un’ora. La novità di questo settembre è che le università si fermano autonomamente, scottate dalle precedenti esperienze in cui erano state fermate da un Tribunale amministrativo.
Non è finita, però. All’Unione degli Universitari, syndicate studentesco che si è specializzato nella vigilanza sui test d’ingresso, stanno piovendo decine di segnalazioni. A Brescia, a Pisa, a Perugia e a Napoli gli esaminatori avrebbero violato l’obbligo di anonimato delle schede spalancando le carte d’identità sui tavoli a fianco dei codici assegnati alle singole buste (che contengono i test). Compiti riconoscibili, causa troppe volte di concorsi truccati. Con una motivazione del genere l’anno scorso, su ricorso dell’Udu, tutta la graduatoria di Medicina per il Molise venne annullata.
Gli errori marchiani offrono nuove armi a chi chiede l’abolizione dei test d’ingresso. Michele Orezzi, vicino alla laurea in Farmacia a Pavia, è il portavoce dell’Udu e dice: «Visto il moltiplicarsi dei ricorsi e la statistica sui loro esiti, quest’anno molte facoltà italiane rischiano di dover far entrare al primo anno tutti i candidati: scoppierebbero. Se anche per Medicina ci saranno prove invalidate, potrebbe essere messa in discussione l’intera classifica nazionale, unica da quest’anno. Stiamo rompendo il sistema del numero chiuso in Italia, ma il ministero su questo non apre».
Lunedì parte la prova più complessa: sono 84.165 gli iscritti al test di Medicina-Chirurgia e Odontoiatria, quindicimila in più dell’anno scorso per 10.157 posti a disposizione. Il giorno dopo, prova ad Architettura.

La Repubblica 07.09.13