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“In tre anni bruciata la generazione under 35”, di Roberto Giovannini

L’Italia – purtroppo ormai lo sappiamo – non è un paese amico dei giovani. Lo dice l’esperienza quotidiana di tutti noi, ma lo confermano anche i numeri. Come mostrano i dati dell’Istat riferiti al secondo trimestre del 2013, tra il 2010 e il 2013 il numero delle persone con meno di 35 anni con un lavoro è letteralmente crollato: da 6,3 a 5,3 milioni. A subire la regressione peggiore sono gli italiani tra 25 e 34 anni, che nello stesso periodo hanno dovuto accettare la perdita di ben 750.000 posti di lavoro. Nel secondo trimestre 2013 in questa fascia di età – quella in cui un tempo chi aveva seguito un corso universitario si laureava, cominciava a lavorare ed eventualmente metteva su famiglia – lavoravano appena 4,329 milioni di persone contro i 5,089 milioni di tre anni prima. Il tasso di occupazione ha subito un crollo dal 65,9 al 60,2 (era al 70,1% nella media 2007), con quindi appena sei persone su dieci al lavoro nell’età attiva per eccellenza. E se per i maschi del Nord la situazione è ancora accettabile, con l’81,4% al lavoro (dall’86,6% del secondo trimestre 2010), al Sud la situazione è drammatica con appena il 51% degli uomini della fascia 25-34 anni che lavora (e solo il 33,3% delle donne).

L’imbuto che ha stritolato questa generazione è stato generato dalla recessione e dalle riforme pensionistiche. Da una parte, infatti, la stretta sull’uscita verso il pensionamento ha obbligato al lavoro i più anziani (il tasso di occupazione nella fascia tra i 55 e i 64 anni è passato nel triennio considerato dal 36,6% al 42,1%). Dall’altro, ovviamente, la crisi economica che ha raggelato l’economia ha insieme bruciato occupazione e impedito la creazione di nuove opportunità di impiego.

Per le giovani donne del Sud il calo percentuale è stato meno consistente partendo da un dato basso (dal 34,2% al 33,3%). Se si guarda al complesso degli under 35 (quindi anche ai giovanissimi) il tasso di occupazione a livello nazionale risulta in calo dal 45,9% del secondo trimestre 2010 al 40,4% dello stesso periodo del 2013. Il tasso di disoccupazione nella fascia tra i 25 e i 34 anni è cresciuto dall’11,7% del secondo trimestre 2010 al 17,8% dello stesso periodo del 2013 con oltre sei punti in più. I disoccupati tra i giovani adulti sono passati da 670.000 a 935.000. Al Sud il tasso di disoccupazione in questa fascia di età è ormai al 30% (molto simile tra uomini al 29,1% a donne al 31,5%) dal 20,6% di appena tre anni prima. Al Nord la disoccupazione tra i giovani adulti è passata dal 7,3% del secondo trimestre 2010 al 10,9%.

Intanto, secondo un’indagine condotta da Swg per la Coldiretti, la maggioranza dei giovani (51%) sotto i 40 anni è pronta a espatriare per lavorare. Secondo il sondaggio il 73% dei giovani ritiene che l’Italia non possa offrire un futuro; solo il 20% ritiene che gli italiani hanno competenze e creatività per uscire dalla crisi. Non si crede più neanche nella raccomandazione, alla quale solo l’11% dei giovani italiani dichiara di aver fatto ricorso. La visione negativa del futuro è confermata dal fatto che in generale il 61% degli under 40 interpellati pensa che in futuro la sua situazione economica sarà peggiore di quella dei propri genitori. Per il 17% sarà uguale, e solo per il 14% migliore (gli altri non rispondono).

La Stampa 16.09.13