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Ghizzoni, spina nel fianco di Berlusconi

Prima le statue a palazzo Grazioli, poi le tombe fenicie. Manuela Ghizzoni, parlamentare modenese del Pd, capogruppo in commissione cultura Pd alla Camera, sta diventando, tra i tanti avversari politici del premier, la spina nel fianco di Silvio Berlusconi. Fu lei a scrivere l’interrogazione al ministro Bondi, nel marzo scorso, scoprendo che «il presidente del consiglio aveva chiesto al Ministero dei Beni Culturali di autorizzare il trasferimento di quattro statue romane dal Museo delle Terme di Diocleziano».
Ed è stata sempre lei, pochi giorni fa, a portare nuovamente in Parlamento Berlusconi interrogando il ministro Bondi sulle tombe fenicie decantate dal premier in una delle conversazioni telefoniche con la escort Patrizia D’Addario al centro del caso dell’estate sollevato dal quotidiano Repubblica e dal settimanale Espresso.
«Niente di personale, ci mancherebbe – commenta la Ghizzoni – ma è chiaro che, comunque sia, confermata o no, sarà una notizia. O il presidente del del consiglio nelle sue conversazioni conla signora D’Addario millanta, oppure siamo di fronte ad una scoperta storica. Il premier, in un contesto che immagino molto sereno al momento di quella telefonata, non penso millantasse tale scoperta. Ecco perchè chiediamo una immediata spiegazione davanti alla Camera perchè se la necropoli scoperta non fosse stata denunciata sarebbe un reato».
«Il codice dei beni culturali è molto chiaro – sottolinea – e prevede che chi scopre fortuitamente cose immobili o mobili ha l’obbligo di denunciarlo entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all’autorità di pubblica sicurezza e deve provvedere alla conservazione temporanea di esse, lasciandole nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute. Della scoperta fortuita sono informati, a cura del soprintendente, anche i carabinieri preposti alla tutela del patrimonio culturale. Il presidente del Consiglio – conclude – ha rispettato la legge? Ecco perchè chiediamo al ministro Bondi se non intenda rendere nota, se confermata, l’entità del rinvenimento, presso la residenza privata Villa Certosa, di 30 tombe fenicie riconducibili al 300 a.C e altresì se non ritenga opportuno dimostrare che siano state rispettate tutte le procedure previste dal Codice dei Beni Culturali anche esibendo l’apposita concessione di ricerca».

La Gazzetta di Modena, 27 luglio 2009