Mese: Settembre 2013

“I confini della linea rossa”, di Adriano Sofri

Fra i danni collaterali della tragedia siriana c’è il rischio di una precipitosa perdita di distinzioni costruite attraverso i decenni. Ian Buruma (“La moralità delle bombe” pubblicato ieri) raccoglie un argomento che sembra di buon senso a tanti nell’angustia di questi giorni: che senso ha stabilire “linee rosse” sulle armi chimiche? Forse che gli ammazzati a colpi di proiettili e bombe convenzionali sono meno morti? Dalla Convenzione di Ginevra del 1925 a quella del 1993 è cresciuto l’orrore per le armi chimiche, da Ypres 1917 alla nostra Eritrea, alla guerra Iraq-Iran, alla curda Halabja 1988 e ai sobborghi di Damasco. Orrore per gli effetti, per i bersagli indiscriminati, e disgusto per la slealtà estrema, erede dell’avvelenamento dei pozzi. In gara con l’orrore cresceva l’avidità di potenze grosse e piccole per il possesso di armi chimiche e biologiche che ne autorizzassero la prepotenza e promettessero, se non l’espansione vittoriosa, la rappresaglia dopo la sconfitta. Gli Stati Uniti ora segnano il passo davanti alle linea rossa che hanno voluto tracciare: può darsi che Obama avesse pronunciato l’intimazione …

“La solitudine dell’Italia: unico paese in recessione”, di Laura Matteucci

L’Ocse gela le attese di ripresa e incorona l’Italia maglia nera tra i Paesi ad economia avanzata. Nel G7 è l’unico Paese ancora in recessione, e le stime aggiornate indicano un Pil 2013 in flessione dell’1,8%. Con contrazioni finali nel quarto trimestre dello 0,3% e nel terzo dello 0,4%. Decisamente meglio gli altri Paesi europei, con la Francia che registrerà a fine anno una crescita dello 0,3% (+1,4% nel terzo trimestre, +1,6% nel quarto), la Germania dello 0,7% (+2,3% e +2,4%), la Gran Bretagna dell’1,5% (+3,7% e +3,2%). Mentre oltreoceano, gli Stati Uniti arriveranno a +1,7%, come frutto di notevoli accelerazioni finali (+2,5% e +2,7%). Per l’Organizzazione economica parigina la situazione italiana è comunque in pur lieve miglioramento: «Gli indicatori suggeriscono che l’Italia sta uscendo, lentamente ma sta uscendo, dalla recessione in cui era caduta», dice il vicecapo economista dell’Ocse, Jorgen Elmeskov. In questo scenario però, aggiunge, «ci sono una serie di cose che potrebbero succedere » e di cui non si può rendere conto nelle cifre, come «il rischio politico» legato all’attuale instabilità e …

“La Germania pallida madre”, di Barbara Spinelli

Una potenza egemone, ma timorosa di dominare perché memore della propria storia. Volitiva, ma temporeggiatrice fino all’abulia. Difficile afferrare la Germania, alla vigilia delle elezioni, e per questo abbondano i luoghi comuni, le definizioni elusive. Sono i tentativi di psicologizzare un potere evidente, invadente, che Berlino dissimula con cura e che nelle capitali dell’Unione non si sa come contrastare. L’Europa intera si nutre di questi stereotipi, da quando la crisi l’ha assalita, e aspetta ammaliata, inerte, l’esito del voto. Spera che tutto cambierà dopo il 22 settembre, ma il tutto che promette lo affida a Berlino. Il rinnovo del Parlamento tedesco precede di pochi mesi le elezioni europee. Nell’Unione è vissuto come il primo atto di un dramma che concerne il continente, e che ha per protagonista la malata democrazia d’Europa. Grazie ai luoghi comuni il dramma si tramuta in fiaba, che i tedeschi stessi coltivano in parte per capire dove vanno, in parte per giustificarsi. La fiaba narra una Germania – pallida madre ancora e sempre, come nella poesia di Brecht – ansiosa di …

“La paura di perdere la normalità borghese”, di Michela Marzano

Ancora una donna uccisa. Ancora una vittima della violenza maschile. Questa volta, però, forse non si tratta di un dramma senza movente. La giovane brasiliana ammazzata a Brescia dall’amante aspettava da lui un bambino. UNA storia di tradimento che finisce male come tante, ma che questa volta, però, con la morte di Marilia e del bimbo di cinque mesi che la donna portava in grembo, si trasforma in una vera e propria tragedia. Come se uccidere una donna incinta potesse cancellare ogni traccia di quello che è successo, potesse far ricominciare a vivere come se niente fosse mai accaduto, potesse permettere di riprendere in famiglia il corso normale della propria esistenza. Quale esistenza? Quale normalità? Quale famiglia? Ognuno, nella vita, cerca di districarsi come può, scegliendo di essere o meno fedele, accontentandosi di una moglie oppure accumulando avventure successive. Nessuno, però, dovrebbe immaginare che i propri gesti non abbiano alcuna conseguenza e che, se l’amante resta incinta, ci si possa poi sbarazzare di lei come di un oggetto di cui ci si è ormai stancati. …

Stefano Fassina «Le abitazioni di maggior valore vanno tassate», di Luigina Venturelli

Un pungolo affinché l’azione dell’esecutivo Letta si prepari ad una legge di Stabilità più attenta alle forze produttive e meno a quelle della rendita. È quanto dovrebbe diventare il documento unitario delle parti sociali, non solo negli auspici dei suoi sottoscrittori, ma anche in quelli dell’anima democratica del governo stesso. A cominciare dal viceministro all’Economia Stefano Fassina. Come giudica l’iniziativa unitaria di Cgil Cisl, Uil e Confindustria per dettare al governo gli obiettivi da perseguire in vista della ripresa? «Già nei mesi scorsi i sindacati confederali, l’associazione degli industriali e tutte le altre forze sociali avevano dimostrato piena consapevolezza della delicata fase che il nostro Paese sta affrontando. Ed oggi, dopo l’accordo sulla rappresentanza e democrazia nei luoghi di lavoro, hanno confermato di essere degli attori imprescindibili per riportare l’Italia sulla via della crescita e dello sviluppo economico. Da questo punto di vista mi sembra molto importante il riconoscimento della governabilità come valore da difendere». Purché, si legge nel documento, la governabilità porti a soluzioni ai problemi reali del Paese. «Certo senza stabilità non è …

“Sorpresa, postcomunisti addio. Il Pd si scopre democristiano”, di Paolo Franchi

Se e quando Matteo Renzi ed Enrico Letta si affronteranno apertamente per la guida del Pd e (elettori permettendo) del Paese non è dato sapere. Sul fatto che il campo degli aspiranti cavalli di razza del Pd ormai lo occupino loro, invece, molti dubbi non ce ne sono. Sì, cavalli di razza, proprio come mezzo secolo fa, nel lessico democristiano d’epoca, furono definiti, si parva licet, Amintore Fanfani e Aldo Moro. Perché possiamo anche classificarli genericamente come postdemocristiani (siamo tutti post qualcosa), ma resta il fatto che entrambi nel movimento giovanile dell’ultima Dc, e poi nel Partito popolare, hanno mosso i primi passi e si sono formati. E non nascondono né, tanto meno, rinnegano le loro origini. Anzi. Cronisti frettolosi scomodano, per ricostruirne gli alberi genealogici, Giorgio La Pira e Beniamino Andreatta. Non ce ne sarebbe bisogno. Assai lontani per carattere, cultura, stile comunicativo, e prima ancora per concezione della politica, Renzi e Letta a modo loro incarnano, o per meglio dire reincarnano, due anime assai diverse, ma non per questo irrimediabilmente antagonistiche, di una …

“Non sedurre ma servire, questo il vero potere” di Mariapia Veladiano

Capita che un docente sia accusato di avere avuto rapporti di sesso, anche violento, con sue studentesse, anche minorenni. Più d’una. Capita che lo ammetta. Più tardi la giustizia dirà tutto quel che può, dopo un processo che deve essere giusto. E intanto per ò capita che compagni e compagne di classe e di scuola difendano il professore. Bravo dicono, appassionato, innamorato della materia. Innamorato? E allora ci si chiede qualcosa. Nelle aule come nella vita può capitare che le emozioni diventino bufera che travolge. Nella scuola di più, non solo perché ci si passa un mare di tempo e i rapporti sono stretti stretti e le interazioni necessarie. Ma anche perché le aule sono affollate di portatori privilegiati dell’emozione più potente in noi, il desiderio. Da giovani il desiderio è moltitudine. Essere visti, riconosciuti come persona che vale, amati. Esistere. Ed è bene che le emozioni attraversino le ore di lezione. Non si trova teoria pedagogica a sostenere che l’apprendimento e il rapporto educativo funzionino meglio in un contesto di gelo relazionale. Gli strumenti …